Botteri e ‘Striscia’: non e’ body shaming solo polemica gratis

L'intervento di Enrico Parolisi

L’Italia, un tempo Patria di poeti, santi e navigatori. L’Italia, oggi più propriamente Patria di bulli, indignati e associazioni, è invece la descrizione emblematica che ben restituisce la sterile polemica che ruota attorno a Giovanna Botteri.

Per chi non lo sapesse, Botteri è la corrispondente RAI da Pechino. Dall’esplosione dell’emergenza Covid è stata più presente del solito in video, riuscendo nella complessa impresa di restituire all’ascoltatore la cronaca di ciò che accadeva in Cina senza intermediazioni. Lavoro da corrispondente vero, tosto, ben diverso insomma dal raccontare ogni giorno da Londra a spese del contribuente l’ultimo gossip sulla famiglia Windsor.
Giovanna Botteri ama le maglie nere. Le ama talmente tanto che in due mesi di dirette pare ne avesse solo una, e sempre addosso. Questa cosa non è passata inosservata a qualcuno. Su internet sono iniziate a circolare battuta e meme a tema. Fin qui, comportamento deprecabile, ma tant’è.

Poi un giorno Striscia la Notizia decide di metterla alla berlina per l’abbigliamento sempre uguale. Sì, Striscia la Notizia di quella Michelle Hunziker nota anche per il suo impegno per la tutela delle donne con l’associazione “Doppia Difesa” con Giulia Buongiorno.
Allora lì scatta l’indignazione. Perché sull’indignazione, noi italiani siamo secondi a nessuno. Tutte le Commissioni Pari Opportunità dell’editoria, consiglieri Rai su Twitter, associazioni di categoria. Tutti a gridare “NO AL BODY SHAMING”. Salvo il fatto che questo non è body shaming.

Sì, utilizzare termini inglesi e snaturarli completamente (si veda “selfie”) fa un po’ parte del nostro patriottico modo di acquisirli al linguaggio di tutti i giorni, ma il body shaming è qualcosa di completamente diverso: riguarda atti vessatori legati a peculiarità fisiche della persona bullizzata. È grasso? È basso? È rosso? Si sa che i rossi portano male. O ancora, ha il pene piccolo? Il seno piccolo? Il naso lungo? Il culo grosso?

Ecco, quello è body shaming e la sciatteria non rientra nei casi contemplati. La (presunta) sciatteria della Botteri potrebbe essere qualcosa che stride con un dress code adatto all’emittente di Stato. Ma questa valutazione rientra nei canoni personali di un ascoltatore, che può farsi una sua personale idea. Finirebbe lì, in un Paese che culturalmente ha altre priorità e chiede altro (tipo, capire cosa stia accadendo in Cina davvero senza bersi storie paradossali su pipistrelli che mangiano topi). Invece quel che risulta più semplice seguire (anche perché meno dispendioso) è la polemica. Assuefatti a interi format televisivi in cui l’insulto del prossimo è motivo principale del nostro disgustoso ridere (sì, parlo delle trasmissioni di Bonolis) non perdiamo invece occasione di cavalcare ogni conflitto che possa consumarsi a stracci in faccia. Lì diamo il meglio di noi come italiani: inutili polemiche su come è vestita Giovanna Botteri.
La stessa, dal canto suo, ha replicato di non voler alimentare queste polemiche. Anche perché alla BBC, riferimento per l’informazione mondiale, vede donne con orecchie grosse, rughe e grossi culi (anche una che fa previsioni senza un braccio) e nessuno si lamenta, perché conta solo ciò che dicono. Quasi perfetta come replica, salvo il fatto che è la Botteri quindi che nota una serie di peculiarità fisiche delle colleghe straniere. Torniamo quindi al solito punto: tutto questo associazionismo e questa indignazione dovrebbe sfociare in una rivoluzione di forma mentis della gente, mentre la profondità del dibattito è data dal disquisire sulla maglietta di Giovanna o di come sono le altre.

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