Brasile, i manifestanti indigeni marciano sul Congresso per i diritti sulla terra

Gli organizzatori prevedono la partecipazione di almeno 5mila persone

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BRASILIA – Migliaia di indigeni decorati con piume tradizionali e con il corpo dipinto sono confluiti nella capitale brasiliana per difendere i loro diritti sulla terra, conquistati a fatica. E che ora temono di perdere con l’avvento al potere del presidente di estrema destra Jair Bolsonaro.

Le manifestazioni delle tribù indigene nel cuore del Brasile

Forti misure di sicurezza sono state approntate per la tre giorni di manifestazioni nel cuore di Brasilia. Dove rappresentanti di varie tribù hanno allestito un campo lungo la strada che porta al Congresso. I manifestanti mostrano striscioni con le scritte ‘La nostra terra è sacra’, ‘Nessuna estrazione mineraria sulle terre indigene’ e ‘Chiediamo la demarcazione delle nostre terre’. E intonano canti contro Bolsonaro, che ha preso il potere il primo gennaio.

Nel Paese vivono circa 300 tribù diverse

Gli organizzatori prevedono la partecipazione di almeno 5mila persone. Secondo l’associazione Funai, che si occupa degli indigeni del Brasile, ci sono più di 800mila indigeni e più di 300 tribù diverse nel Paese, che ha 209 milioni di abitanti. Le tribù hanno combattuto a lungo per preservare uno stile di vita che vedono sempre in pericolo. Fin da quando i colonialisti europei arrivarono in Sud America più di 500 anni fa.

Il governo di Bolsonaro ha peggiorato la situazione

Ma la situazione è peggiorata sotto Bolsonaro, sostengono ora gli indigeni, affermando che i popoli nativi dell’Amazzonia hanno affrontato un'”apocalisse”. Bolsonaro ha promesso di “integrare” le popolazioni indigene del Brasile, in parte con nuove strade e linee ferroviarie attraverso l’Amazzonia. E liberando più aree per l’agricoltura. Il leader populista ha già spogliato il Funai del potere di definire la terra natia, dando invece quell’autorità al ministero dell’Agricoltura.

Le tribù rivendicano il possesso delle proprie terre

Ci sono più di 400 territori demarcati in tutto il Paese, istituiti negli anni ’80 per l’uso esclusivo dei loro abitanti indigeni. L’accesso da parte di estranei è strettamente regolato. Bolsonaro ha promesso durante la campagna elettorale dello scorso anno che non avrebbe rinunciato a “un centimetro in più” di terra per le comunità indigene in Brasile. Che ospita circa il 60% della foresta pluviale amazzonica. Secondo il gruppo di conservazione Imazon, la deforestazione in Amazzonia è aumentata del 54% a gennaio – il primo mese in cui Bolsonaro era in carica – rispetto a un anno prima.

(LaPresse/AFP)

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