LONDRA – Londra si trova a un bivio di nome Brexit. Dopo l’approvazione da parte del governo, l’accordo con l’Unione Europea dovrà essere ratificato dal vertice di Bruxelles domenica 25 novembre. Se anche questo cruciale passaggio dovesse andare a buon fine, spetterà al Parlamento dare il suo via libera definitivo il 6 dicembre.
Brexit, cosa prevede l’accordo
Quella raggiunta nell’accordo approvato dal governo britannico è una Brexit decisamente “soft”. E’ di ben 585 pagine il documento presentato da Theresa May e colleghi, un vero e proprio libro di norme. Ma che cosa prevede la proposta fatta dalla premier britannica? Innanzitutto, la fine della libera circolazione delle persone, dei versamenti monetari all’Europa, fine della giurisdizione della Corte di giustizia dell’Unione Europea e delle politiche agricoli comuni. Questo quanto ottenuto dalle negoziazioni. Il prezzo da pagare per questi goals è però salato. Innanzitutto, una potenzialmente eterna unione doganale con l’Unione Europea. In secondo luogo, per il momento verrà mantenuto un confine senza barriere tra Irlanda e Irlanda del Nord. Si tratta del famoso “backstop”, tra i punto più spinosi dell’accordo.
I possibili scenari
Se il Parlamento inglese dovesse accettare l’accordo, la strada per Theresa May sarebbe tutta in discesa. Senza troppe difficoltà, il Regno Unito sarebbe ufficialmente fuori dall’Unione Europea già il prossimo 29 marzo. Stando ai media locali, però, ci sono pochissime possibilità che il Parlamento voti a favore. Il Partito Laburista, gli scozzesi del SNP, i nordirlandesi del DUP e più di 50 deputati conservatori hanno già fatto sapere o lasciato intendere che si opporranno all’accordo. In quel caso, i negoziati con l’Ue dovranno essere nuovamente aperti.
Se entro il marzo dell’anno prossimo non verrà raggiunto alcun accordo che preveda un periodo di transizione, il Regno Unito dovrà uscire dall’Unione Europea senza nessun accordo. Eventualità che porterebbe a ingenti danni al paese. Di un secondo referendum, almeno stando a quanto sostiene la May, non se ne parla proprio.
Intanto Theresa May perde i pezzi
Per gli accordi troppo morbidi raggiunti dalla May, il governo britannico vacilla sempre più. Nei giorni scorsi sono stati ben due i ministri a rassegnare le dimissioni. A dire goodbye alla premier è stato innanzitutto Dominic Raab, il ministro britannico per la Brexit, uomo chiave per i negoziati. A seguirlo è stato poi il ministro britannico per l’Irlanda del Nord, Shailesh Vara, anch’egli dimissionario.