BRUXELLES – Accordo sulla proroga nella notte tra i leader europei e la premier britannica Theresa May per un rinvio della Brexit fino al 31 ottobre. Un compromesso arrivato alla vigilia del 12 aprile, la scadenza precedentemente decisa per il ritiro britannico che avrebbe portato a un divorzio senza accordo, il temuto ‘no deal’. Divisi tra i sostenitori di un rinvio breve, su tutti la Francia, e uno più lungo, i 27 ci hanno impiegato diverse ore. Prima di arrivare alla proposta da sottoporre a May, in attesa in un’altra stanza. La leader conservatrice affronterà i parlamentari britannici. E continuerà i colloqui con l’opposizione laburista per cercare di trovare un compromesso che possa portare una maggioranza parlamentare.
“Il Consiglio europeo ha accettato un rinvio per consentire la ratifica dell’accordo di ritiro – si legge nelle conclusioni del vertice -. Tale rinvio deve durare solo il tempo necessario e, in ogni caso, non oltre il 31 ottobre 2019. Se l’accordo di ritiro è ratificato da entrambe le parti prima di tale data, l’uscita avverrà il primo giorno del mese successivo”. “Possiamo ancora uscire il 22 maggio”, insiste May. Ma la fiducia che ciò possa avvenire dopo le sonore bocciature di Westminster non è alta.
Un compromesso arrivato alla vigilia del 12 aprile, la scadenza precedentemente decisa per il ritiro britannico
“Ancora sei mesi per il Regno Unito per trovare la soluzione migliore”, ha affermato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. Bruxelles ammonisce che tale concessione “non può essere un mezzo per indebolire il normale funzionamento dell’Unione e delle sue istituzioni”. Preoccupazione in particolare del presidente francese Emmanuel Macron, che sottolinea che il 31 ottobre “ci protegge” perché è “una data chiave. Prima dell’istituzione di una nuova Commissione europea”.
Se il Regno Unito sarà quindi ancora membro dell’Ue il 23-26 maggio, data delle Europee, e non avrà ratificato l’accordo di ritiro entro il 22 maggio, dovrà organizzare le elezioni per l’europarlamento. “Se non adempie a tale obbligo, l’uscita avrà luogo l’1 giugno 2019”. Secondo una fonte europea, il Regno Unito “non nominerà un commissario europeo ma potrà prendere parte alla nomina del nuovo presidente della Commissione”. Nessuna possibilità di rinegoziare l’accordo per Londra. Che “rimarrà uno Stato membro con tutti i suoi diritti e doveri” e potrà revocare il processo di uscita “in qualsiasi momento”.
Dato che con l’effettivo compimento della Brexit il Regno Unito diventerebbe un concorrente dell’Ue, Bruxelles mette nero su bianco che Londra deve “agire in modo responsabile e costruttivo”. Più chiaro ancora: deve “astenersi da qualsiasi misura che possa mettere a repentaglio gli obiettivi dell’Unione”. I 27 si riservano perciò il diritto di incontrarsi da soli per discutere di eventuali questioni per il periodo post Brexit.
Silvia Caprioglio