Londra (Regno Unito) – Ue e Londra hanno trovato un accordo di massima sulla loro futura relazione dopo la Brexit, in programma per il 29 marzo del 2019. La cosiddetta ‘dichiarazione politica’, un documento di 26 pagine, è stata pubblicata in mattinata a seguito dell’incontro di mercoledì sera a Bruxelles fra Theresa May e Jean-Claude Juncker.
Restano nodi irrisolti, quello di Gibilterra e del diritto di pesca degli europei nelle acque britanniche
Insieme all’accordo di ritiro di 585 pagine raggiunto la scorsa settimana, la dichiarazione politica andrà approvata domenica nel summit Ue d’emergenza convocato a Bruxelles.
A quel punto l’intesa potrà approdare a dicembre al Parlamento britannico e poi all’Europarlamento, per navigare fino al divorzio di marzo.
“È l’accordo giusto per il Regno Unito” perché “applica il risultato del referendum“, ha assicurato May, che di ritorno da Bruxelles ha voluto aggiornare la Camera dei Comuni. Lei tornerà poi nella capitale belga sabato, alla vigilia del vertice Ue, in modo da negoziare ancora.
L’accordo “applica il risultato del referendum” di giugno 2016 in cui ha vinto il sì alla Brexit e “sono determinata a portarlo a compimento”, ha detto ancora la premier.
Ma la sua linea continua a non convincere molti Tories, che parlano di “tradimento” e “resa” e l’opposizione: “Sono 26 pagine di chiacchiere” che “si sarebbero potute scrivere due anni fa”, ha tuonato il leader laburista Jeremy Corbyn.
Diversamente dall’accordo di divorzio – che chiarisce i termini sul conto di uscita, sulla frontiera irlandese e sui diritti dei cittadini – l’intesa sulla futura relazione Londra-Ue non è vincolante. Ma costituirà una base a partire dalla quale, nel periodo di transizione che si aprirà all’indomani del divorzio, le parti potranno stabilire nel dettaglio che rapporti intendono avere.
In base alla bozza, di cui AFP ha preso visione, il periodo di transizione (che dovrebbe durare dal 29 marzo 2019 fino a fine 2020) potrà essere esteso “da un anno fino a due anni”, cioè al massimo fino alla fine del 2022.
I negoziati sulla Brexit sono “in un momento cruciale”, ha detto May in Parlamento
“Tutti i nostri sforzi devono essere concentrati sul lavorare con i partner europei per portare questo iter a una conclusione nell’interesse del nostro popolo“, ha aggiunto.
Fra i nodi più spinosi, quello di Gibilterra
Il premier spagnolo Pedro Sanchez ha minacciato di votare no all’accordo domenica se non verrà precisato che lo status del territorio andrà discusso direttamente da Madrid con Londra, e non nei negoziati generali.
“Ieri sera ho parlato con il premier spagnolo Pedro Sanchez e sono fiduciosa sul fatto che potremo metterci d’accordo domenica su un accordo che riguardi l’insieme della famiglia britannica, compresa Gibilterra“, ha detto l’inquilina di Downing Street. Ma ha garantito: “La sovranità britannica di Gibilterrà sarà protetta“.