Brucellosi, gli allevatori: “Non ci arrenderemo mai”

CASERTA (Sergio Olmo) – “Arrendersi? Mai!”. E’ questo il tormentone che giĂ  da qualche giorno circola tra gli allevamenti bufalini casertani e negli studi legali degli avvocati che da anni si occupano della vertenza bufalina casertana, quella che ha visto in dieci anni l’abbattimento per sospetta brucellosi o tubercolosi bufalina, di oltre 100 mila capi risultati per oltre il 95 per cento sani agli esami diagnostici effettuati post mortem, cioè dopo che erano oramai stati abbattuti, macellati e commercializzati come carne.

La reazione degli avvocati

A scatenare la reazione di alcuni avvocati impegnati da anni in questa battaglia contro l’Asl casertana, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del mezzogiorno e la Regione Campania, è stata la notizia diffusa qualche giorno fa dal nostro giornale secondo la quale un avvocato avrebbe incomprensibilmente rinunciato ad una ventina di ricorsi contro altrettante ordinanze di abbattimento nonostante avessero comunque già ottenuto la sospensione delle ordinanze e, per ordine del giudice, mantenuti in vita in stalla ed in attesa di giudizio.
Un assurdo giuridico che se da un lato ha fatto storcere il naso a chi ritiene che dietro a queste vicende ci sarebbero stati accordi più o meno chiari tra le parti in causa, dall’altro ha letteralmente sorpreso chi, addentro la materia, ha trovato paradossale la rinuncia visti alcuni ottimistici quanto inequivocabili segnali positivi provenienti non solo dal Tar Campania ma anche e soprattutto dal Consiglio di Stato.

L’analisi dell’avvocato Sasso

“E’ dal 2019 che il mio studio assiste diversi allevatori bufalini casertani e trovo davvero singolare che qualcuno getti la spugna proprio adesso che, dopo aver approvato un nuovo regolamento sui termini e le procedure per l’eradicazione della brucellosi e della tubercolosi bufalina che ci dà ragione su tutti i fronti, l’Unione Europea ha anche previsto pesanti sanzioni e l’avvio delle procedure di infrazione per quei Paesi che non si attengono alle sue regole”, ci sottolinea l’avvocato Antonio Sasso dal suo studio di via Toledo a Napoli.
Il rinvio va al regolamento comunitario del 2020 che, entrato in vigore nel nostro Paese ad aprile 2021, ha tenuto a distinguere le procedure e le conseguenze tra i casi sospetti, quelli derivanti da prove indirette che sempre più spesso danno falsi positivi, e i casi certi, quelli cioè emergenti dalle prove dirette, quindi dall’isolamento concreto del batterio nell’animale. Ovviamente, prevedendo solo in quest’ultimo caso uno specifico iter per l’isolamento e l’abbattimento dei capi. Norme, queste, che alla luce dei dati ufficiali resi dall’Asl casertana nell’ambito di un’inchiesta giudiziaria sugli abbattimenti ingiustificati (circa il 97-98 per cento) gridano vendetta.

La commissione di esperti

“Ma non è tutto – prosegue il legale – perché è stato proprio grazie ai ricorsi e agli appelli degli allevatori bufalini che il Consiglio di Stato ha voluto vederci chiaro ed è in procinto di nominare una commissione di esperti che dovrà verificare in lungo e il largo dati, procedure e ordinanze di questa incredibile vicenda dei Piani regionali antibrucellosi e antitubercolosi che hanno disastrato l’intera filiera bufalina portando alla chiusura circa 300 aziende e la partita di oltre 5.000 posti di lavoro con buona pace di chi ha potuto avvantaggiarsene”.

Le campagne vaccinali

C’è poi anche un altro elemento che l’avvocato Sasso ritiene centrale in questa battaglia legale: il riconoscimento da parte di Bruxelles dell’opportunità di poter avviare adeguate campagne di vaccinazione degli animali, ipotesi per ora inspiegabilmente prevista in Campania solo in pochissimi e discrezionalissimi casi (per le bufale giovanissime d’età compresa tra i 6 e i 9 mesi e solo nelle aree cluster a discrezione dei veterinari dell’Asl, ndr). “Parliamo di fatti concreti, di orientamenti oggettivi – aggiunge Sasso – di fronte ai quali l’ottimismo dovrebbe essere d’obbligo. Per questo fatico a comprendere il collega o i colleghi che in questo momento gettano la spugna”.

La posizione dell’avvocato Iazeolla

Dello stesso avviso è anche l’avvocato napoletano Giovanbattista Iazeolla che, rinviando alla scelta di chi ha voluto rinunciare al ricorso, parla di “decisione contraddittoria”. “Per quanto mi riguarda – afferma – non ho mai personalmente rinunciato ad un ricorso, nĂŠ al Tar nĂŠ al Consiglio di Stato, tranne in un caso allorchĂŠ l’allevatore, per ragioni sue personali, preferĂŹ prendere l’indennizzo (di cui si perde il diritto qualora non si ottenga la sospensione dell’ordinanza e l’allevatore non proceda ad abbattere i capi, ndr)”. Il legale è noto peraltro, anche per un caso emblematico in cui, subito dopo il rigetto di un ricorso da parte del Tar i capi oggetto dell’ordinanza risultarono tutti negativi all’infezione alle successive prove diagnostiche ripetute dall’Asl. Il Tar aveva in sostanza rigettato il ricorso inopinatamente. Di qui la decisione di impugnare il rigetto davanti al Consiglio di Stato che in appena una giornata ha sospeso la sentenza Tar.

“Il vento è cambiato”

Per l’avvocato Iazeolla, nonostante in passato il Consiglio di Stato sia stato alquanto ondivago sulla materia, “oggi il vento è cambiato ed anche contraddittorio, in un momento come questo, l’aver combattuto fino adesso spendendo energia, tempo e denaro per poi lasciare il lavoro a metĂ . Proprio oggi che c’è stata un’apertura e un’attenzione delle istituzioni europee sul rispetto rigoroso delle regole sulle infezioni bufaline e l’Italia, diciamolo, è abbastanza manchevole”. Ma si sa, spesso i giudici quando sentono parlare di infezioni e epidemie non se la sentono di rischiare persino di fronte ad una evidente violazione delle norme europee che nella migliore delle ipotesi vengono mal recepite dallo Stato e dalla regione e peggio ancora interpretate. “E’ davvero triste assistere all’impoverimento di una filiera d’eccellenza. Ancor piĂš se in una provincia che non ne vanta chissĂ  quante altre. La veritĂ  – conclude Iazeolla – è che dovrebbe occuparsene la politica ma di fatto ci lasciano da soli a combattere, a noi e ai magistrati”.
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