NAPOLI – L’Europa ha detto sì. Il piano regionale per l’eradicazione di brucellosi e tubercolosi dalle stalle campane ha il disco verde. E dandogli l’ok, di fatto, è stata autorizzata anche la vaccinazione prevista al suo interno. Ma non tutte le bufale potranno ricevere le dosi per proteggersi dall’infezione. Il siero anti-brucella sarà destinato agli animali di età compresa tra i 6 e i 9 mesi presenti negli allevamenti dell’area cluster (i territori dove brucellosi e tubercolosi hanno messo radici). E non è l’unica condizione: i capi devono trovarsi in stabilimenti ‘indenni’ (che non hanno avuto focolai o che, certificazioni alla mano, sono riusciti a superarli). Il vaccino sarà facoltativo per le aziende agricole ubicate nella cosiddetta area buffer (quella a ridosso della zona rossa). A chiedere che fossero effettuate le vaccinazioni, al di là della corsa che, da qualche ora, si è scatenata nell’intestarsi il risultato, negli ultimi anni sono stati in tanti: associazioni, singoli imprenditori, sindacati compagnia cantante. Ma è una vittoria a metà. Perché tutti o quasi avevano proposto alla Regione di abbracciare la vaccinazione in modo più netto. Non è stato fatto.
Sta continuando a far sentire la sua voce sul punto il Coordinamento unitario difesa del patrimonio bufalino.
“Molti sono stati (e sono ancora) gli interessi che si muovono contro la vaccinazione. Abbiamo sentito organizzazioni professionali (che sostengono di essere maggiormente rappresentative) schierarsi contro e minacciare scioperi per impedirla – ha ricordato il gruppo -. Abbiamo sentito parte della struttura tecnica che ha ispirato il vecchio piano sostenere bugie risibili come quella per cui se si fosse fatta la vaccinazione si sarebbe dovuta fare in tutta la Campania e non solo a Caserta, oppure che le aziende ne avrebbero avuto un danno perché sarebbe stato obbligatorio mettere in etichetta sulle mozzarelle la dicitura che provenivano da animali vaccinati. Niente di tutto questo, evidentemente. Puro terrorismo di chi si ostina a continuare con la logica dell’inutile sterminio invece che della prevenzione. Oggi – ha sottolineato la compagine – abbiamo il riconoscimento che la vaccinazione si può fare senza mettere niente in etichetta e solo per 11 comuni. Una prima vittoria del movimento (il sì dell’Ue al piano regionale e quindi alla vaccinazione, ndr) che ci sprona ad andare avanti. Adesso bisogna portare a casa gli altri risultati della mobilitazione che si dimostra sempre più efficace (con buona pace dei nostri detrattori)”.
Il Coordinamento punta allo step successivo: desidera estendere la vaccinazione. E per farlo, ha chiarito, “serve la sperimentazione sui capi adulti, serve una strategia certa sull’individuazione dei casi positivi per scongiurare la tragedia dei massacri inutili di animali e aziende. Serve garantire l’autocontrollo senza i lacci e laccioli che il nuovo piano prevede, Serve una strategia di rilancio del settore a iniziare dalla certezza degli indennizzi e del ripopolamento. In una parola serve integrare la prevenzione con l’eradicazione e lo sviluppo”.
Il gruppo ha chiarito che da sola “la vaccinazione non risolve i problemi”. E’ necessario un cambio di strategia “che stiamo chiedendo e indicando da tempo e che, siamo convinti, sia l’unica strada da seguire per raggiungere i risultati. Nelle prossime ore – ha concluso il movimento – annunceremo le ulteriori iniziative per una mobilitazione che andrà avanti estendendosi fino ai risultati: quello di salvare il patrimonio bufalino, il territorio e le aziende”.
Puoti: la Regione sbaglia, deresponsabilizza l’autorità sanitaria e incolpa solo gli allevatori
C’è poco da esultare: è questo, in estrema sintesi, il commento fatto dall’ingegnere Raffaele Puoti, presidente di Confagricoltura Caserta, all’ok dell’Unione europea al piano di eradicazione delle malattie infettive delle specie bovine e bufaline in Campania. Gli allevatori potranno finalmente vaccinare i capi che hanno nelle loro stalle. “Ma ci sono paletti e norme che tendono a far fallire il tutto”, ha fatto sapere Puoti. Gli imprenditori agricoli chiedevano che si puntasse con forza sulla vaccinazione ed invece non è stato fatto. Sarà possibile somministrare le dosi soltanto in precise e poche circostanze (ci sono vincoli su età degli animali, genere e territorialità). “Proprio come l’autocontrollo. Viene detto sì dalla Regione ma in modo da renderlo inapplicabile. La verità è che la delibera per funzionare deve essere cambiata. Il piano che ha partorito va cambiato”. Il presidente Puoti non nega che ci siano allevamenti non idonei che devono modernizzarsi, che sono chiamati a seguire le norme per fornire prodotti genuini, garantiti e lavorare in sicurezza “Ma la Regione – ha aggiunto l’ingegnere – sta sostanzialmente deresponsabilizzando l’Autorità sanitaria dando la colpa al cento percento agli allevatori. Se ci sono le malattie infettive nelle stalle sarebbe solo per causa loro. Non è vero. Non è così. Non si può fare un piano con misure che vanno a colpire esclusivamente le stalle decimandole”.
E adesso si è arrivati ad un punto fermo. Ci sono due blocchi contrapposti. “La politica sembra voler convincere a tutti i costi gli allevatori delle loro ragioni e gli allevatori che hanno cercato più volte di essere ascoltati – ha aggiunto il presidente – vengono puntualmente ignorati. E adesso son pure loro che non vogliono più dialogare”. Riprendersi a parlare sarebbe fondamentale per superare l’impasse, ma sta diventando complicato. “Il governatore Vincenzo De Luca dice che ha parlato con il 90 percento degli allevatori. Credo – ha commentato Puocci – che si è interfacciato con soggetti autoreferenziali. Non parla con chi, come noi, in concreto rappresenta la categoria. Nel marzo 2021 abbiamo presentato una petizione con oltre 150 firme con cui chiedevamo di predisporre un piano in favore della vaccinazione”. E in quel documento Confagricoltura aveva proposto di attivare una profilassi sanitaria indiretta che prevedeva l’uso del vaccino RB51 come auspicava il Centro di referenza nazionale delle brucellosi presso l’Istituto zooprofilattico S. M. Abruzzo e Molise di Teramo. “In realtà ancor prima, era luglio 2020 – ha concluso – scrivemmo a De Luca chiedendogli il vaccino”.
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