Brucellosi, veleni sulla tracciabilità

Copagri chiama gli allevatori bufalini a raccolta ma sul convegno esplode la polemica

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Il consigliere regionale Marì Muscarà

NAPOLI (Sergio Olmo) – “Un convegno farsa”. Ne sono convinti non pochi allevatori bufalini casertani e non solo, ma ne è convinta soprattutto la consigliera regionale indipendente Maria Muscarà che, dopo averne ascoltati diversi, parla di “mezzi di distrazione di massa”. Alla sbarra, la chiamata a raccolta degli imprenditori bufalini, soprattutto casertani e salernitani, organizzata per oggi nella sala del consiglio comunale di Grazzanise alle 18,00 da Copagri Campania, una delle sigle sindacali, insieme a Coldiretti, Cia e Confagricoltura, allineate alle tanto contestate politiche regionali del governatore De Luca. Titolo: Filiera Bufalina: tracciabilità ed etichettatura della mozzarella”.

Al tavolo, col presidente di Copagri Campania, Salvatore Ciardiello, L’Organizzazione dei produttori Bufalini della Piana del Sele, l’Organizzazione del Produttori di latte bufalino di Paestum, quindi Luigi Pellino presidente Organizzazione Latte bufalino Dop, quindi il professor Corrado Pacelli dell’Università della Basilicata Salvatore Schiavone, Direttore dell’Ispettorato centrale sulle frodi agroalimentari, e Michele Chiara, supervisore per conto di Palazzo Santa Lucia, del piano di eradicazione della brucellosi in Campania.  Conclusioni affidate all’assessore regionale all’Agricoltura Nicola Caputo. Chiaro il parterre, poco chiari, per la consigliera Muscarà e non solo, gli intenti reali di questa “assemblea” sulla tracciabilità. “Le norme sulla tracciabilità ci sono ma  – denuncia Muscarà – evidentemente non si applicano. L’assurdo è che fu proprio il professor Pacelli a denunciare non molto tempo fa da Capaccio Paestum che ogni anno ci sono milioni e milioni di latte di bufala non tracciato e che i  caseifici si opposero a qualsiasi possibilità di dover registrare sul sito del Sian, giorno per giorno l’utilizzo finale del latte (produzione o stoccaggio) ottenendo invece di poter registrare quello stoccato sulla piattaforma di una società terza, la Dqa con capitale sociale di appena 10mila euro, di cui  1.000 versati dalla Unaprol e  9mila versati dalla società Aia e che entrambi facevano capo a Coldiretti”. Un sistema insomma dalle magli larghissime che lascia spazi a più di un dubbio. Anche sui controlli, di cui –  rileva la consigliera regionale – non c’è traccia né nella locandina del convegno di oggi, né altrove.

E fu la stessa Muscarà a luglio 2024 l’autrice di un’interrogazione a risposta immediata sulla mancata attuazione delle leggi regionali in materia di controlli,  norme del 2002, del 2005 e del 2014 puntualmente disattese.  Quelle che in particolare recitano, che “I servizi veterinari delle aziende sanitarie locali interessate sono tenuti a prelevare annualmente, per ogni azienda di trasformazione, almeno un campione ogni dieci quintali di prodotto derivato da latte di bufala, per controlli morfologici, chimico – fisici e microbiologici, durante la fasi di produzione e commercializzazione, a tutela del consumatore, per combattere la Frode in Commercio”. 

Disposizioni, secondo la Regione, superate da alcune specifiche norme europee che tuttavia, scoprì poi la Muscarà, “riguardavano tutt’altro ed in particolare l’export della mozzarella. E pensare che non assicurare una efficace tracciabilità del lattee dei suoi derivati, in primis la mozzarella, non è solo un problema di frode in commercio ma anche un serio problema per la sanità pubblica. Nessuno, a cominciare dai servizi veterinari della Campania, sembrerebbe preoccuparsi del fatto che non conoscendo l’origine del latte trasformato non si conoscono neppure le sue caratteristiche igienico-sanitarie, con gravi rischi per i consumatori”. “Chiunque abbia a cuore la filiera bufalina e quella della mozzarella di bufala campana Dop, non dovrebbe avere esitazioni a pretendere un sistema di controllo e tracciabilità capillare e rigorosissimo sul latte e sul prodotto Dop ed anche non Dop, per non lasciare nemmeno un millimetro di spazio alle frodi, alla criminalità agroalimentare, alla camorra”, sottolinea la consigliera regionale. La Campania ha già norme avanzate ma nessuno si occupa di pretenderne l’applicazione o, come ho proposto da tempo di rendere intanto più rigoroso il sistema della tracciabilità e dei controlli. Per questo ho chiesto la modifica del decreto sulle norme per l’inserimento dei dati delle produzioni nella Banca Dati Nazionale dell’Anagrafe Nazionale Zootecnica, la Bdn, attuando il sistema di catena dei blocchi direttamente eseguita dagli allevatori e dai caseifici. Allora sì che i controlli avrebbero un senso. E allora mi chiedo: si parlerà di tutto questo nel convegno di Grazzanise?  Ci credo poco”.

“Temo invece che si proverà a buttare la palla fuori dal campo. Un po’ come sta facendo in queste ore la Coldretti che, invece di occuparsi dei controlli di cui il Consorzio di Tutela sembra disinteressarsi, è tutta concentrata sul destino dei formaggi non Dop, evitando così di dover affrontare le devastanti politiche regionali del governatore De Luca e del Direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Portici sulla brucellosi, sulla tubercolosi, sul prezzo del latte, sulle gravissime frodi alimentari, insomma su tutta una filiera  sulla quale è evidente il tentativo da parte delle multinazionali e della criminalità di metterci le mani sopra”.

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