Le buche stradali sono un’annosa piaga per gli automobilisti italiani, causando danni ai veicoli e richieste di risarcimento. Nonostante gli sforzi degli enti locali, spesso si ricorre a soluzioni palliative come la riduzione dei limiti di velocità, inefficaci sul lungo termine. L’articolo 2051 del Codice Civile stabilisce la responsabilità del custode, in questo caso l’ente proprietario della strada, per i danni cagionati da cose in sua custodia, salvo prova del caso fortuito. Gli enti proprietari sono inoltre tenuti a garantire la sicurezza e la fluidità della circolazione secondo l’articolo 14 del Codice della Strada.
Per ottenere il risarcimento, è necessaria una documentazione accurata: foto o video, verbale di intervento della polizia municipale, testimonianze, preventivi di riparazione. La richiesta deve essere inviata entro cinque anni dall’evento tramite raccomandata o PEC.
Il risarcimento non è automatico e dipende dalle circostanze. Se la buca è ampia e visibile, si presume che un’attenzione normale avrebbe evitato l’incidente, riducendo la responsabilità dell’ente gestore. Il conducente deve dimostrare il danno e la responsabilità dell’ente.
La raccolta delle prove è fondamentale: foto dettagliate, verbali e testimonianze. Il concetto di caso fortuito è cruciale: se l’incidente è causato da circostanze imprevedibili, l’ente gestore può essere esonerato. Tuttavia, la Corte di Cassazione sottolinea che il conducente deve prestare attenzione e adottare precauzioni adeguate.