Burundi: il Progetto Mucca per l’autosufficienza

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Sviluppo sostenibile
Sviluppo sostenibile

L’associazione “La Carità in movimento”, guidata dalla sua fondatrice Marie Claire Gegera, ha avviato in Burundi un modello di sviluppo sostenibile che sta trasformando la vita di numerose comunità locali. Il cuore dell’operazione è il “Progetto Mucca”, un programma che non si limita alla semplice beneficenza, ma innesca un circolo virtuoso di autosostentamento e solidarietà, particolarmente efficace in una delle nazioni più povere del mondo.

Alle famiglie più bisognose, con un’attenzione speciale per quelle guidate da madri vedove, viene donato un bovino. Questo animale rappresenta una risorsa strategica, garantendo latte fresco per l’alimentazione dei bambini e una fonte di reddito stabile derivante dalla vendita dei prodotti caseari. L’impatto sulla sicurezza alimentare e sull’economia domestica è immediato.

La vera innovazione, però, risiede nell’impegno richiesto ai beneficiari. Chi riceve la mucca si impegna formalmente a donare alla collettività il primo vitello nato. Questo gesto crea una catena di solidarietà inarrestabile: ogni famiglia aiutata diventa a sua volta un anello di congiunzione per sostenere un altro nucleo in difficoltà. Il modello collega così lo sviluppo individuale con il benessere collettivo, promuovendo un’economia circolare che rafforza il tessuto sociale dal basso.

Dietro a questa visione c’è la storia straordinaria della sua fondatrice, Marie Claire Gegera. Originaria del Burundi e ora residente a Genova, dove svolge la professione di infermiera, ha dedicato la sua vita ad aiutare il suo paese. La sua missione nasce da una profonda ferita personale, che ha saputo trasformare in una potente forza costruttiva per gli altri.

La sua famiglia è stata distrutta dalla guerra civile tra le etnie Hutu e Tutsi, che ha devastato il Burundi dal 1993 al 2006. A soli due anni ha perso il padre, docente universitario e diplomatico. Sette anni dopo, ha assistito impotente all’omicidio della madre, freddata mentre entrava in chiesa per la messa. “Non perdere la fede e la dignità” sono state le sue ultime parole, un testamento che Marie Claire ha custodito.

Rimasta orfana a nove anni e deportata in Ruanda, dove è stata ridotta in schiavitù, ha trovato salvezza nella fede e nell’aiuto della parrocchia locale. La svolta decisiva è avvenuta tredici anni dopo, quando, come volontaria in un campo profughi, si è trovata ad assistere un uomo in fin di vita: era l’assassino di sua madre. Invece di cedere all’odio, ha scelto di perdonarlo, ascoltando la sua confessione e accompagnandolo con umanità negli ultimi istanti.

Questo atto di perdono radicale è diventato il fondamento della sua filosofia di vita e dell’associazione “La Carità in movimento”, fondata a soli 22 anni. Il successo del suo progetto dimostra come la condivisione e la generosità possano generare prosperità e speranza. Come ripete spesso Marie Claire: “La vita è un dono da condividere, e da non sprecare”.

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