Calabria: 20mila nuovi alberi per il Parco della Sila

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Biodiversità calabrese
Biodiversità calabrese

È stato approvato un ambizioso programma di riforestazione che interesserà diverse aree strategiche del Parco Nazionale della Sila, un polmone verde di inestimabile valore per la Calabria e l’intero Sud Italia. L’intervento, finanziato con fondi europei per lo sviluppo rurale e la tutela ambientale, prevede la messa a dimora di circa 20.000 nuove piante autoctone entro i prossimi due anni.

L’operazione si è resa necessaria per contrastare i crescenti fenomeni di erosione del suolo e dissesto idrogeologico che hanno indebolito alcune pendici dell’altopiano. Le cause sono da ricercare in una combinazione di fattori, tra cui gli eventi meteorologici estremi, sempre più frequenti a causa del cambiamento climatico, e le conseguenze di pratiche di sfruttamento forestale poco sostenibili del passato. Queste aree degradate rappresentano una minaccia non solo per l’equilibrio dell’ecosistema, ma anche per la sicurezza delle valli sottostanti.

Il cuore del progetto consisterà nella piantumazione di specie botaniche che storicamente costituiscono l’anima della foresta silana. Sarà data priorità al pino laricio (Pinus nigra ssp. laricio), simbolo del parco, noto per la sua resilienza e per un apparato radicale profondo in grado di consolidare efficacemente il terreno. Accanto al pino, verranno reintrodotti faggi, aceri montani e ontani, creando boschi misti più resilienti agli incendi e agli attacchi dei parassiti.

Una delle novità più significative del piano riguarda l’adozione di tecnologie innovative per ottimizzare le operazioni. Saranno impiegati droni ad alta precisione per mappare le zone più impervie e difficilmente raggiungibili con mezzi tradizionali. Gli stessi droni potranno essere utilizzati per lo spargimento di semi incapsulati in speciali involucri di argilla e nutrienti, una tecnica che accelera i tempi di germinazione e aumenta il tasso di successo dell’attecchimento.

Gli impatti attesi vanno ben oltre la semplice stabilizzazione dei versanti. La ricostituzione della copertura boschiva favorirà un significativo aumento della biodiversità, ricreando l’habitat ideale per specie faunistiche come il lupo appenninico, il capriolo e il picchio nero. Inoltre, le nuove foreste agiranno come potenti serbatoi di carbonio, contribuendo attivamente alla lotta contro il riscaldamento globale e migliorando la qualità dell’aria e delle acque sorgive della regione.

Questo intervento si configura come un modello virtuoso di gestione forestale attiva e sostenibile, un esempio di come la tecnologia e la conoscenza ecologica possano collaborare per sanare le ferite del territorio. Le autorità del parco hanno già annunciato che il progetto sarà costantemente monitorato per valutarne l’efficacia e replicarlo in altre aree protette appenniniche che affrontano sfide simili.

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