TORINO – Tre punti per ritrovare il sorriso e agganciare, almeno per una notte, il quarto posto. Anche se, subito dopo il vantaggio, ci pensa lo sguardo gelido di Dybala, l’uomo più chiacchierato del momento alla Continassa per un rinnovo che tarda ad arrivare, a ricordare che la situazione in casa Juve sia tutto fuorché rosea tra infortuni, una difficile rincorsa in campionato e vicissitudini di mercato.
La Vecchia Signora piega l’Udinese con un gol per tempo, ma la fatica con cui i bianconeri hanno chiuso la partita (grazie a una zuccata di McKennie a dieci minuti dal gong) contro una squadra, falcidiata dal Covid, travolta una settimana fa 6-2 dall’Atalanta diretta rivale di Madama per il piazzamento Champions, evidenzia i problemi in fase realizzativa e non solo che la squadra di Allegri continua ad avere.
Il bicchiere mezzo pieno arriva dai tre punti, dalla quarta vittoria in campionato nelle ultime cinque partite e da una classifica che trasmette una sensazione di maggior fiducia. Sullo sfondo, però, resta la non semplice gestione di Dybala, l’uomo che – senza Chiesa out fino a fine stagione – è chiamato a far fare il salto di qualità alla Vecchia Signora.
Il gol, la mancata esultanza e lo sguardo serio rivolto verso la tribuna (anche se nell’intervista flash post partita dirà, senza troppa convinzione, di aver cercato un amico) rappresenta un segnale ben preciso rivolto ai dirigenti bianconeri. A cui tocca ora il difficile compito di evitare di far scoppiare definitivamente un caso. Allegri stravolge la squadra rispetto all’amara sconfitta in Supercoppa contro l’Inter.
Per rimuovere le scorie dei 120 minuti di San Siro c’è una formazione quasi nuova di zecca. In difesa dopo la squalifica si rivedono de Ligt e Cuadrado, a sinistra Pellegrini fa rifiatare Alex Sandro, protagonista in negativo mercoledì, davanti fiducia a Kean con Dybala che torna dal 1′ a completare un terzetto d’assalto con McKennie e Kulusevski. In mezzo al campo chance per Arthur, in cabina di regia al posto di Locatelli.
L’Udinese, in emergenza totale a causa del virus, si schiera con un 3-5-2 che presenta Deulofeu e Beto in attacco in un undici, per il resto, votato pienamente alla fase difensiva. La Juve fa possesso ma non crea tante insidie, a parte un tiraccio di McKennie su una azione in mischia. Alla prima vera opportunità però la gara si sblocca.
Verticalizzazione di Arthur per Kean, la palla finisce in qualche modo a Dybala che dal cuore dell’area non sbaglia: sinistro velenoso e sguardo altrettanto velenoso verso la tribuna, per una esultanza polemica che di certo non distende il clima per un rinnovo sempre più difficile. La reazione dell’Udinese è tutta un tiro senza troppe pretese di Beto da fuori area, i padroni di casa restano in controllo del match ma, colpevolmente, non riescono a chiuderlo.
Nella ripresa Allegri cambia subito Arthur, già ammonito, e Kulusevski, fuori dal match, inserendo Locatelli e Bernardeschi. Come spesso accaduto in questa stagione però la Vecchia Signora fatica a riattaccare la spina sulla partita, favorendo il ritorno di una coraggiosa Udinese, che crea qualche apprensione a Szczesny, fin lì spettatore non pagante, in particolare con Beto, l’ultimo ad arrendersi.
La Juve scherza col fuoco ma questa volta ha il merito di chiudere la partita: Dybala inventa cambiando gioco per De Sciglio (entrato poco prima) che con un cross morbido regala a McKennie la palla del raddoppio. Allegri fa festa e si gode i tre punti, l’Udinese si lecca ferite e aspetta giorni migliori e – soprattutto – qualche positività in meno. (LaPresse)