MILANO – C’era una volta la scuola italiana dei portieri. Quella di Zoff e Albertosi prima e di Zenga e Buffon poi. Una scuola che oggi sembra scomparsa svanita. Alle sue spalle ci sono solo macerie, brandelli di un passato che sembra lontano anni luce. Non è solo una questione, pure importante, di portieri stranieri che hanno invaso il nostro calcio, ma anche di formazione. Scuola, è questa la parola chiave. Che significa investimenti sui vivai, formazione, competenza. Esattamente quello che manca al calcio italiano e che lo rende, oggi, poco competitivo a livello mondiale.
Gigi, l’ultimo valzer
Un margine di ripensamento ci può sempre essere, magari per giocare un ultimo anno all’estero e fare cassa, ma Gigi Buffon a 40 anni suonati sembra davvero pronto all’addio. Il personaggio è controverso: icona presunta del campione portato ad esempio ai giovani, di macchie ne ha fin troppe e i napoletani lo sanno bene. Le prossime due gare di campionato potrebbero essere non solo le ultime della stagione ma anche le ultime della carriera di Buffon. Una carriera con tante luci e parecchie ombre ma anche ricca di trofei. Perchè sarebbe ingeneroso non ammettere il valore tecnico del giocatore, per molti anni tra i migliori portieri del mondo. Poche storie: uno così è difficile sostituirlo. E questo vale per la Juventus ma anche per la Nazionale
Gigio, i dubbi sull’erede
Un anno fa di questi tempi, l’addio di Buffon sembrava una cosa persino indolore. Tutti, e non solo al Milan, indicavano in Gigio Donnarumma l’erede designato in Nazionale e, forse, anche nella Juventus. Un anno dopo, la situazione è cambiata. Il portiere nativo di Castellammare di Stabia è passato da fenomeno e predestinato a ragazzo viziato e giocatore sopravvalutato. Colpa delle due ‘papere’ collezionate nella finale persa 4-0 contro la Juventus. Una performance negativa che ha riproposto i dubbi su Donnarumma: è lui o non è lui il futuro dell’Italia nel ruolo di portiere?
Gli esperti si dividono
Su Gigio, gli esponenti storici della scuola italiana non sono concordi. “Il futuro è suo e ha tutte le qualità per far bene”, l’opinione di Dino Zoff che lo invita a far parlare il campo: “cerchi di tenersi fuori dal vortice del calciomercato, evitando i tira e molla della scorsa estate”. Realista Enrico Albertosi, altro numero 1 di altissimo profilo: “All’Olimpico si è visto che il più grande è ancora Buffon. Donnarumma ha fatto due papere incredibili, ma se a 19 anni ha giocato oltre 100 partite in serie A qualcosa significa”. Il più critico è Stefano Tacconi: “Deve lavorare tanto su certi fondamentali, cominciando dalle gambe che tiene sempre aperte. Inoltre mi sembra che non riesca a mantenere l’attenzione”
Bravo sì, ma non fenomeno
La verità, forse, sta nel mezzo. Donnarumma è bravo e l’età gioca dalla sua parte, ma non è il fenomeno, il nuovo Buffon che l’Italia si era illusa di aver scoperto. Perciò l’unica strada, al netto dell’addio del portiere della Juventus, è dargli il tempo di crescere, magari anche di sbagliare. Perchè la stoffa c’è. E anche perchè, di alternative, in giro, non ce ne sono.