MILANO (LaPresse) – Per i tifosi del Toro è stato uno dei simboli del cosìddetto ‘tremendismo granata’, celebre la scazzottata con Franco Causio in un derby contro la Juve. Per tutti era semplicemente l’allenatore con il colbacco. Se ne è andato a 85 anni Gustavo Giagnoni, ex difensore e poi allenatore, fra le altre, di Toro, Cagliari, Roma, Udinese e Milan.
Addio a Gustavo Giagnoni
E’ stato proprio il club granata a darne notizia e a ricordarlo con un lungo a commovente commiato sul proprio sito internet. “Giagnoni resterà nel cuore dei tifosi anche per la sua profonda umanità e per il temperamento sanguigno. Erano gli anni del tremendismo granata e lui, l’allenatore con il colbacco, seppe esaltare quell’orgoglioso senso di appartenenza sfiorando con il Toro lo scudetto nella stagione 1971-72 e ponendo le basi per la vittoria del campionato nel 1976″, si legge sul sito del Toro.
I trascorsi da calciatore e da allenatore
La carriera prima da calciatore e poi da allenatore di Giagnoni è un lungo peregrinare dalla natia Sardegna lungo tutto il continente. Nato a Olbia nel 1954, la sua parentesi da calciatore è indissolubilmente legata alla straordinaria parabola del Mantova che dal 1957 al 1961 in sette anni passò dalla Serie D alla Serie A. Una squadra dal gioco spettacolare e non a caso soprannominata “il piccolo Brasile”. Fu proprio con i lombardi che Giagnoni debuttò in Serie A il 27 agosto 1961 a Torino contro la Juventus (1-1). Dopo una stagione in Serie B con la Reggiana ritornò al Mantova, conquistando nuovamente la promozione in Serie A nel 1966.
L’approdo al Settore Giovanile
Appesi gli scarpini al chiodo Giagnoni inizia la carriera da allenatore nel Settore Giovanile del Mantova. Nel 1971 passò al Torino, con cui conquistò un terzo posto alla prima stagione in panchina. Fu proprio negli anni in granata che Giagnoni divenne ‘l’allenatore con il colbacco’, copricapo ricevuto in regalo da un amico che era stato in Unione Sovietica e che indossava perchè poco abituato, lui sardo, al rigido inverno torinese.
Dopo la difficile annata 1973-74, il Milan aveva bisogno di risalire in classifica e nel morale. L’allora presidente Buticchi si affidò al carattere e alla personalità di Giagnoni. Il Milan 1974-75 allenato dall’uomo di calcio sardo fu preciso e ordinato. Un quinto posto a pochissime lunghezze dalle prime e la qualificazione in Coppa Uefa. Non a caso oggi, anche il Milan lo ricorda con un semplice “grazie Gustavo”.
Espressione di un calcio genuino
In seguito Giagnoni allenò il Bologna, nella Roma (1977-1979) lanciò Agostino Di Bartolomei, poi le parentesi a Pescara, Udine, Perugia, Cagliari, Palermo, ancora Cagliari con cui pur militando in Serie C riuscì nell’impresa di eliminare la Juventus di Platini dalla Coppa Italia. Nei primi anni novanta gli ultimi scampoli di carriera alla guida della Cremonese e ancora al Mantova, che portò dalla Serie C2 alla Serie C1. In carriera, come ricorda il Toro, Giagnoni “ha forgiato generazioni di giocatori: nel 1982-83, a Cagliari, anche Walter Mazzarri che oggi lo ricorda con grande riconoscenza”.