TORINO – Il passato, con i cinque Scudetti consecutivi e le due finali di Champions conquistate, è alle spalle. La Juventus e Massimiliano Allegri iniziano la loro seconda avventura insieme “non per amicizia” (assicura Andrea Agnelli) ma perché convinti fermamente di poter inaugurare un nuovo corso. Possibilmente vincente. Il tecnico livornese in questo biennio di inattività ha detto due volte ‘no’ al Real Madrid, rinunciando al corteggiamento di Florentino Perez e sposando la causa bianconera. Un “gesto d’amore” nei confronti di una società “che mi aveva dato tanto” dietro a cui c’è l’idea di avere di fronte “una squadra di giovani divertente da allenare”. Dalla parte opposta, fallito l’azzardo Andrea Pirlo, era sorta la necessità di puntare su un tecnico esperto, conoscitore della Serie A, capace di gestire i leader del gruppo e di far crescere i tanti talenti in rosa. Una scelta che per Andrea Agnelli è stata quasi naturale. “Max è allenatore della Juve perché ha la credibilità per scrivere un capitolo completamente nuovo. E pensa che questo nuovo gruppo dirigente saprà agire nel solco della tradizione bianconera, fatta di lavoro, serietà, sacrifici e spesso anche vittorie – ha spiegato il presidente della Vecchia Signora – Max è tornato perché si riconosce in questi valori. Da oggi noi guardiamo esclusivamente al domani e al futuro”.
A tal proposito, Allegri ritrova vecchi e nuovi giocatori, ma rispetto a tre anni fa la situazione è completamente diversa. Intanto Chiellini e soci (il rinnovo del capitano “non è un problema”, ha assicurato Agnelli) non partono con lo Scudetto sul petto e saranno costretti a inseguire in “un campionato equilibrato” in cui l’Inter “parte favorita”. Il gruppo è decisamente più giovane, ecco perché l’allenatore toscano, che si è autodefinito “aziendalista”, si approccia cautamente al sogno Champions (“è un desiderio”) e accoglie volentieri Cristiano Ronaldo, a cui chiederà “più responsabilità”. “E’ tornato con grandi motivazioni e grandi stimoli”, ha assicurato Allegri, facendo lo stesso discorso per Paulo Dybala. Uno di quei giocatori da rivitalizzare dopo una stagione da incubo. “E’ un valore aggiunto, anche da lui mi aspetto molto – l’ha coccolato il tecnico bianconero promuovendolo anche a vice capitano – E’ un anno importante, si è presentato molto bene fisicamente e soprattutto mentalmente. Sono molto contento della squadra a disposizione soprattutto per l’entusiasmo che ho trovato nei ragazzi”. Con giovani da far crescere come Kulusevski e Chiesa davanti, un Rabiot da rendere più incisivo sotto porta e un McKennie i cui margini di sviluppo sono ancora in parte sconosciuti, Allegri è consapevole di avere tra le mani un gruppo con “grande potenzialità”, composto dai “singoli giocatori che hanno molto da dare e soprattutto da migliorarsi”. Esattamente quello che avrebbe voluto allenare un paio di anni fa, prima del sofferto addio con Agnelli. Che poi si è tramutato in un semplice arrivederci.
di Alberto Zanello