ROMA – A pochi metri in linea d’aria dallo stadio dove è diventato leggenda Francesco Totti dirà addio alla Roma. Nel giorno del 18esimo anniversario dell’ultimo scudetto giallorosso il ‘Capitano’ dal Salone d’Onore del Coni, la casa di tutti gli sportivi, spiegherà i motivi che lo hanno portato a interrompere il rapporto di lavoro con il club dove è nato e cresciuto e del quale è tifoso fin dalla nascita.
La decisione
Dopo il tormentato ritiro dal calcio giocato quello fra Totti e la Roma sembrava un binomio destinato a proseguire in eterno anche lontano dal campo, non sarà così. In questa stagione agitata e complessa l’ex capitano ha capito di essere supportato da una parte della dirigenza ma anche sopportato da un’altra. Nemmeno le parole di sostegno del presidente James Pallotta, che lo ha invitato a prendersi tutto il disponibile per ponderare la sua decisione, hanno fatto cambiare idea al ‘Pupone’.
Le motivazioni
Troppi i fatti accaduti nel corso dell’anno. L’addio di Di Francesco, del quale Totti era un sostenitore, quello di Monchi e per finire quelli dei romani e romanisti Claudio Ranieri e Daniele De Rossi. L’ex capitano, poi, non ha avuto voce in capitolo nemmeno nella scelta del tecnico per la prossima stagione. Non è un mistero che, una volta assodato l’addio di Ranieri, a Totti non sarebbe dispiaciuto puntare sull’amico Rino Gattuso. La società invece ha deciso di pescare all’estero con l’ingaggio di Paulo Fonseca.
Il futuro
Come sempre accade in questi casi a dare il responso definitivo sarà il campo. L’unica certezza rimane la parola fine su un capitolo indimenticabile nella storia della Roma, ora completamente slegata dal suo ultimo simbolo. Quello che Totti farà in futuro è ancora incerto. Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, è pronto ad accoglierlo a braccia aperte in federazione mentre altre voci lo vorrebbero tentato da una carriera come procuratore. Ciò visto il suo grande fiuto nel trovare nuovi talenti. Ci sarà tempo per discuterne, prima è tempo di vacanze lontano da Roma e dalla Roma.
Di Andrea Capello