Calcio Samp, Giampaolo: voglio squadra seria, Toro costruito per Europa

"Bisogna fare partite serie". E' quanto chiede Marco Giampaolo alla sua Sampdoria alla vigilia della sfida con il Torino. "Dobbiamo avere un obiettivo, ovvero quello di vincere, divertire e entusiasmare il nostro pubblico", ha spiegato il tecnico in conferenza stampa.

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Genova, 3 nov. (LaPresse) – “Bisogna fare partite serie”. E’ quanto chiede Marco Giampaolo alla sua Sampdoria alla vigilia della sfida con il Torino. “Dobbiamo avere un obiettivo, ovvero quello di vincere, divertire e entusiasmare il nostro pubblico”, ha spiegato il tecnico in conferenza stampa. “Ci vorranno umiltà e attenzione – ha aggiunto -, sempre: con la prima in classifica come con l’ultima. Perché sono i comportamenti che fanno la differenza, a prescindere dall’avversario e dalla sua forza. Poi faremo le analisi, ma non basandoci solo sul risultato finale”. Il tecnico ha elogiato gli avversari di domani: “Il Torino è stato costruito per centrare l’obiettivo Europa, la Sampdoria lavora per arrivare a centrarlo. Hanno giocatori forti, fisici e muscolari. Non hanno mai perso fuori casa fino a ora: sono solidi e si fa fatica a fronteggiarli. Mi aspetto una partita super complicata: tecnica, fisica e fatta di seconde palle. Servirà una prestazione di alto livello per provare a vincere”.

dunque

L’allenatore si è poi soffermato su alcuni singoli: “Defrel e Murru? Sono recuperati e convocati. Sala? È un ottimo giocatore, su cui si è troppo spesso prevenuti. Se fa un errore un altro si chiude mezzo occhio, su lui no: si è sempre pronti ad addossargli una colpa. Sbaglio tante cose, ma i calciatori che alleno non li sbaglio, e lui per me è un titolare della Sampdoria. E come lui anche Saponara, che ha solo ha bisogno di tempo e fiducia, ma anche Caprari e Kownacki, che ha la giusta umiltà ma sta attraversando un momento di scarsa lucidità. Oggi non si gioca più in undici”. Infine, un pensiero sul Var, che continua a far discutere: “Quattro o cinque anni fa si giocava uno sport diverso, dove le decisioni nascevano anche dall’emotività, ma oggi con il Var mi sento tutelato, anche se ogni tanto si sbaglia.

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