MILANO – “Quando giocavo in serie A, presi un gol e mio padre mi disse ‘ma come mai quel gol lì’. Io gli risposi: ‘non mi aspettavo che tirasse!’. E lui: ‘ma perché, cosa fai? il farmacista? Se non te lo aspetti tu che fai il portiere…”. Così Dino Zoff in un’intervista a tutto campo a Tv2000, in occasione dei suoi 80 anni, che andrà in onda venerdì 25 febbraio ore 12.20 durante la puntata speciale de ‘L’ora solare’, il programma quotidiano condotto da Paola Saluzzi. La conduttrice e il campione si sono incontrati al Circolo Canottieri Aniene a Roma. Ne è nata una lunga intervista di 50 minuti, in cui Zoff si racconta tra pubblico e privato, episodi conosciuti e emozioni poco rivelate, dato il noto pudore e il “Nella mia famiglia – racconta Zoff – quando si facevano le cose si dovevano fare bene. Mio padre diceva che non ha importanza che lavoro fai, l’importante è lavorare bene. Non si parlava molto una volta, ma erano cose ‘scritte’ dappertutto, anche se non erano scritte. Non c’erano scuse su niente a casa mia”.
“I miei genitori – prosegue Zoff – certamente erano orgogliosi, ma sempre preoccupati che dovessi fare le cose per bene. Era una regola. Ogni tanto mi seguivano, però sempre con un certo distacco, non c’era questa pressione. Non c’erano procuratori una volta e si gestiva l’ingaggio personalmente con il presidente. Quando dall’Udinese son passato al Mantova, mio padre disse; vai da solo, impara a vivere. Lui aveva esperienza di tanti anni di guerra”. Zoff ricorda la madre: “Era perfetta in tutto, molto dolce, anche se poche coccole, aveva molto da lavorare”. Poi parla anche del rapporto con i nipoti e del suo ruolo di nonno: “Come nonno cerco di essere… con qualche smanceria in più, ma le smancerie non mi vengono bene. Mi apprezzano così come sono”. Il campione del mondo ’82 guarda anche al calcio di oggi in cui “mancano delle cose importanti che valgono per tutte le generazioni: il comportamento, l’educazione, la visione del prossimo, la dignità, il rispetto per l’avversario. Sono cose che dovrebbero esserci sempre. Dopo aver fatto un gol generalmente mi capitava di non esultare oltre il limite per rispetto degli avversari”. Poi critica le esultanze di oggi dei calciatori: “Le cose studiate prima non mi piacciono. Dopo un gol va bene esultare ma un balletto studiato prima della partita non mi piace. Non c’è rispetto dell’avversario. Va bene l’esultanza ma il balletto no”.
Indimenticabile Bearzot che Zoff definisce “un uomo per me fondamentale. Si è giocato la vita per me”, era “un comandante vero e un comandante vero fa andare le navi sulla rotta giusta. Era un uomo di cultura anche se sbeffeggiato, aveva tutte le qualità, le sostanze della vita. I media devono fare tante cose, non sempre si riesce a descrivere a fondo un uomo”. Zoff si definisce un “narciso friulano” che “combatte il narcisismo con i numeri, con il fare. Io mi sento narciso, però diciamo voglio prendere un po’ le distanze da questo mio narcisismo con i numeri, con le partite, con i trofei. Si vabbè sono narciso però ho questo, non è che sono narciso e racconto la favola dell’orso. ‘Scusatemi se sono un po’ narciso però i numeri sono numeri’. Quindi mi vergogno un po’ a chiamarmi bravo, perché poi non sono così bravo, perché i timidi non sono mai così bravi come si presentano”.
(LaPresse)