NAPOLI – “Un allarme che non può lasciarci indifferenti”. E’ il commento del premier Giuseppe Conte su quanto sta avvenendo alla ‘Dama Bianca’. Il presidente del Consiglio ha urlato la sua preoccupazione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York.
“E’ un allarme che non può lasciarci indifferenti – ha detto alla platea – nell’illusione che non ci riguardi o che sia qualcosa di lontano nel tempo o nello spazio. Piuttosto deve scuoterci e mobilitarci”.
“Dobbiamo essere consci del dovere morale e politico di consegnare ai nostri figli un pianeta nelle migliori condizioni possibili”. Per Conte bisogna puntare a “inserire la protezione dell’ambiente e della biodiversità e lo sviluppo sostenibile, direttamente tra i principi fondamentali della nostra Costituzione”.
“L’accordo di Parigi è un punto di partenza essenziale – ha dichiarato Conte in chiusura – Dobbiamo essere consci del dovere morale e politico di consegnare ai nostri figli un pianeta nelle migliori condizioni possibili. L’Italia anche grazie al suo primato nel campo delle energie rinnovabili è in prima linea nel contrasto del cambiamento climatico e ha già centrato gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissate per il 2020 nella Ue. Entro la fine del prossimo anno siamo impegnati a elaborare una strategia per la neutralità climatica entro il 2050”. Sulla questione è intervenuto il presidente del Consiglio nazionale dei geologi, Francesco Peduto.
“La zona interessata dall’eventuale crollo è stata messa in sicurezza in tempi record dalle autorità locali e la macchina della prevenzione è stata ineccepebile. E’ tutto sotto controllo, la comunità non rischia. Ciò che però fa male è assistere agli effetti incontrastati dei cambiamenti climatici che stanno devastando l’ambiente. E’ questo il problema vero. Bisognerebbe muoversi in questa direzione prima di ritrovarsi costretti ad affrontare il pericolo crolli. La colpa è delle nostre cattive abitudini millenarie”. Così il presidente del Consiglio Nazionale dei geologi, Francesco Peduto (nella foto in basso a destra), sul caso del pericolo crollo del ghiacciaio del Monte Bianco. Intanto l’allarme dal cosiddetto ‘Tetto d’Europa’ non è rientrato.
L’enorme massa di oltre 250mila metri cubi che si sta per staccare dal Monte Planpincieux viaggia ad una velocità di scivolamento di mezzo metro al giorno. Per monitorare il movimento verso valle dell’enorme massa di ghiaccio, già da stamattina verrà installato lungo il versante italiano del Monte Bianco un radar per sorvegliare la situazione in tempo reale. Una tecnologia fornita dal Dipartimento programmazione, risorse idriche e territorio della Regione Valle d’Aosta, che opera in collaborazione con la Fondazione Montagna sicura. Resterà attiva sia di giorno che di notte in maniera ininterrotta anche in condizioni di scarsa visibilità. Fino ad oggi si è in possesso di una sola foto giornaliera che consente, attraverso il raffronto con le immagini precedenti, di stimare il movimento della massa di ghiaccio. Stefano Miserocchi sindaco di Courmayeur ha convocato una riunione con proprietari, residenti e gli esercenti della Val Ferret emanando poi un’ordinanza con chiusura della strada comunale, che rimarrà aperta solo in alcune ore della giornata. Come se non bastasse si aggiungono le condizioni atmosferiche sfavorevoli, che porteranno delle nevicate e il conseguenziale abbassamento della temperatura.
La situazione è critica. A confermarlo è il rapporto dell’Ipcc, il comitato scientifico dell’Onu, che ha sottolineato come lo scioglimento dei ghiacciai sia un problema serio causato dall’innalzamento delle temperature e degli oceani con conseguenze sull’intero ecosistema sia del mare che della terra. Anche il ministro dell’Ambiente Sergio Costa è preoccupato: “Secondo il nuovo rapporto dell’Ipcc i cambiamenti climatici continueranno a causare, tra le altre e devastanti conseguenze, anche quella dello scioglimento dei ghiacciai. Ne abbiamo purtroppo una testimonianza diretta nel nostro Paese, dove è stato diramato un allarme per il ghiacciaio del Monte Bianco, che rischia di collassare. Questo testimonia purtroppo, se ancora ce ne fosse bisogno, la necessità e l’urgenza di un’azione forte e coordinata per il clima, per scongiurare il verificarsi di eventi estremi e che rischiano di avere conseguenze drammatiche”.