La proposta gialloverde
E’ un giorno importante, alla Camera dei Deputati. Non solo perché si vota sulla proposta di riforma costituzionale per la riduzione del numero dei parlamentari, firmata dai senatori Gaetano Quagliariello (Forza Italia), Roberto Calderoli e Massimiliano Romeo (Lega), Gianluca Perilli e Stefano Patuanelli (Movimento 5 Stelle). Ma anche e soprattutto perché la nuova maggioranza affronterà il test decisivo sulla propria tenuta.
La falsa partenza
Ieri l’iter parlamentare del provvedimento è partito malissimo. L’aula di Montecitorio era semivuota. All’inizio della seduta i deputati presenti erano appena 35. Qualcun altro si è aggiunto successivamente. Tra i volti noti l’ex segretario dei Radicali italiani Riccardo Magi per +Europa, Piero De Luca, figlio del governatore campano, Partito democratico e Gennaro Migliore di Italia Viva, il nuovo soggetto politico creato in provetta da Matteo Renzi.
Le bordate di Renzi e di Orlando
L’immagine degli scranni vacanti assume un particolare significato alla luce delle vicende dei giorni scorsi. Delle frecciate reciproche tra Renzi e il suo ex ministro Andrea Orlando, che ha paragonato la Leopolda al Papeete. Dell’attacco frontale del leader di Iv al premier Giuseppe Conte, invitato dal primo a conferire la delega sui Servizi a qualcun altro.
I dolori di Di Maio e il centrodestra compatto
Il capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio tenta di gettare acqua sul fuoco ma anche lui ha qualche problemino in casa. La linea di Conte sull’acquisto dei 90 F35 dagli Stati Uniti non viene digerita dalla base e non sono pochi i grillini che manifestano un profondo disagio sul punto. Dall’altra parte della barricata c’è il centrodestra sempre più compatto. Con Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini che sembrano intenzionati a presentare una coalizione compatta alle prossime elezioni regionali.
La trappola sui Servizi
Insomma, è facile immaginare che ai vertici di tutte le formazioni politiche siano in atto confronti serrati. La situazione si fa incandescente e si ricomincia a parlare di ritorno alle urne. Una eventualità che dovrebbe rappresentare un vero e proprio incubo, visti i sondaggi, soprattutto per M5S, Partito Democratico e Italia Viva. Ma Renzi sembra proprio deciso a mettere in difficoltà il presidente del Consiglio che, sulla questione Servizi, ha precisato che non delegherà.
L’iter della riforma costituzionale
La votazione sul progetto di riforma costituzionale prenderà il via alle 14 di oggi. Perché venga approvato basta la maggioranza relativa, ovvero quella dei votanti. La stessa regola vale per il Senato ma il provvedimento dovrà essere votato una seconda volta da entrambe le camere con la maggioranza assoluta, ovvero la metà più uno degli aventi diritto al voto.
Il possibile referendum
Se invece in seconda votazione dovesse ricevere l’ok della maggioranza qualificata dei due terzi delle Camere, verrebbe preclusa la possibilità di chiedere il referendum e si passerebbe quindi direttamente alla promulgazione della legge da parte del presidente della Repubblica.