Camorra a Napoli, De Luca reggente dei Contini del Vasto

Tornato in libertà dopo aver scontato una condanna a 15 anni, sarebbe un uomo di fiducia del boss Edoardo ‘o romano. Per gli inquirenti il vecchio fedelissimo sarebbe alla guida del clan

NAPOLI – I Contini hanno un nuovo reggente. E’ questa la notizia raccolta dagli investigatori che monitorano gli assetti dell’organizzazione. Si tratta di Gennaro De Luca, noto con il soprannome di ‘’o muntato’, affiliato storico del sodalizio e tornato in circolazione dopo una detenzione durata 15 anni. Personaggio di assoluto spessore criminale, De Luca avrebbe preso le redini della cosca già dopo l’ultima grande operazione che ha portato in manette elementi di spicco della cosca, come Salvatore Botta e Nicola Rullo. L’ultima volta che si era parlato di lui era stato nel 2004 quando i carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli lo arrestarono sul lungomare di Vasto, in Abruzzo. Qui, De Luca, nonostante fosse latitante, aveva deciso di trascorrere un periodo di vacanza insieme alla famiglia. Nella località balneare, infatti, aveva preso in affitto un appartamento all’interno del ‘residence’.

Una piccola abitazione ma dotata di ogni comfort compresa una discesa a mare privata. In questo modo De Luca, pur essendo inserito all’epoca nella lista dei 30 latitanti più ricercati, poteva trascorrere qualche ora di mare senza dare nell’occhio. Tuttavia il boss non aveva fatto i conti con l’ostinazione dei militari che, per mesi, gli avevano dato la caccia. Una volta localizzato, De Luca fu tenuto d’occhio per diverse ore e solo quando si ebbe la certezza che il suo arresto non avrebbe causato pericoli per residenti e villeggianti scattò il blitz. I carabinieri, che avevano atteso pazientemente che il boss lasciasse la spiaggia per tornare a casa, dopo aver circondato l’abitazione, vi fecero irruzione.

Un’azione fulminea che non lasciò possibilità di fuga a ‘o muntato’. Inutile il suo tentativo di nascondersi dietro una porta. Ammanettato, fu portato nel carcere di Vasto e da lì, dopo qualche giorno, trasferito in un penitenziario partenopeo. Pesanti le accuse che all’epoca gravavano sulla sua testa tra cui quella di aver partecipato all’omicidio di un uomo del clan Mazzarella. Secondo gli inquirenti sarebbe stato proprio De Luca a offrire apporto logistico ai killer. Tuttavia, il suo ruolo all’interno del clan Contini, sarebbe stato confermato anche dalla sua presunta partecipazione a un altro, eclatante, omicidio. Si tratta dell’agguato che i killer dell’Alleanza di Secondigliano portarono a termine dinanzi al carcere di Poggioreale.

Era il 15 febbraio del 1998 quando un ‘commando’ entrò in azione nei pressi del penitenziario, incurante della presenza dei blindati dell’esercito che, in quel periodo erano stati dislocati per arginare la violenza delle bande di camorra. Obiettivo dei killer era Vincenzo Mazzarella, uno dei capi del clan che, quel giorno, avrebbe dovuto lasciare il carcere. Ad attenderlo all’esterno suo padre Francesco e alcuni guardaspalle. In pochi istanti si scatenò l’inferno.

I sicari dell’Alleanza di Secondigliano aprirono il fuoco con armi automatiche con l’intento di fare una strage. Tuttavia l’agguato non riuscì perché Vincenzo Mazzarella si salvò. Questo non accadde per suo padre che cadde dopo essere stato raggiunto da una raffica di proiettili. Tuttavia non sono solo le sue presunte imprese ‘militari’ a confermare il ruolo di ’o muntato’ all’interno della cosca. Il suo nome compare nella contabilità del clan che gli investigatori sequestrarono a Luigi Galletto, ritenuto il cassiere dell’organizzazione. In tempi più recenti, invece, è stato il collaboratore Teodoro De Rosa a riferire dei rapporti esistenti tra suo padre Giuseppe, uomo di fiducia di Edoardo Contini, di cui avrebbe curato anche la latitanza e ’o muntato, indicando quest’ultimo come uno dei vertici dell’organizzazione.

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