Camorra a Ponticelli, gli ex Sarno contro i De Micco

Ponticelli. Il pentito Capasso svela il codice usato nelle telefonate: il boss Luigi lo chiamavo ‘direttore’. Due agguati legati alle tensioni tra i ras del De Gasperi e i Bodo

NAPOLI – I De Micco hanno molti nemici. Non solo gli storici rivali dei D’Amico, anche gli ex affiliati alla cosca dei Sarno, che per anni, ha controllato Ponticelli, volevano fare la guerra ai ‘Bodo’. E non si tratta di una tensione solo recente. Sarebbe questo il movente dell’omicidio di Vincenzo Pace, ucciso nell’aprile del 2015 mentre si trovava in auto nei pressi del rione De Gasperi, storica roccaforte della cosca. Insieme a lui si trovava un altro ex appartenente ai Sarno, Emanuele Cito che fu invece ferito.

Lo stesso Cito, interrogato dagli investigatori, spiegò che l’agguato avrebbe potuto essere una risposta dei De Micco a precedenti contrasti che lui stesso aveva avuto con i vertici dell’organizzazione di San Rocco. Contrasti che, come scoprirono le forze dell’ordine grazie a alcune intercettazioni ambientali, erano legati al controllo del territorio di Ponticelli. Una situazione non gradita ai vecchi esponenti della ‘mala’ di Ponticelli che anzi vorrebbero ‘cacciare’ i rivali anche perché, in passato, erano stati legati ai Cuccaro di Barra. In particolare “risulta, infatti, che sia Pace che Cito, dopo l’estinzione dei clan Sarno, non avevano perso i collegamenti con la criminalità organizzata ed anzi erano entrati a far parte di una nuova organizzazione operante nei Rione De Gasperi, della quale faceva parte Raffaele prima di insediarsi definitivamente nel Conocal, organizzazione che era collegata sin dall’inizio con quella che faceva capo alla famiglia D’Amico”.

Sia la vittima sia Cito, quindi, erano avversari dei De Micco che, per questo motivo, decisero di eliminarli. Che l’agguato fosse da inserire nello scontro tra organizzazioni criminali emerse anche da un’intercettazione ambientale in cui lo stesso Cito avrebbe manifestato l’intenzione di colpire i rivali compiendo un’azione ‘di fuoco’, insieme alle ‘batterie’ del parco ‘Conocal’. L’azione, tuttavia, non fu realizzata per l’intervento delle forze dell’ordine che costrinse la cosca a rivedere i suoi piani criminali. Uno scontro quello con le organizzazioni di Ponticelli che culminò nell’agguato ai danni di Nunzia D’Amico soprannominata ‘a Passilona e reggente dell’omonimo sodalizio criminale.

Ci sono pentiti che parlano delle abitudini dei De Micco, come Rocco Capasso che fece luce sullo slang e sulle abitudini della cosca. “Abbiamo schede telefoniche dedicate della Lyca mobile che durano 15-20 giorni. Usiamo solo messaggi. Nel caso in cui non rispondiamo ci mandiamo uno squillo, ma non dobbiamo rispondere. Le schede le procurava Daniele. Dopo l’arresto, a comprarle era Rosario Rolletta (esponente dei De Micco poi passato a collaborare con la giustizia, ferito in un agguato lo scorso autunno nell’ambito del recente scontro con i De Luca Bossa-Minichini-Casella). Usiamo i soprannomi. Luigi De Micco è ‘direttore’, Alessio è ‘barba’, Davide è ‘ciccio’, Antonio è ‘Pareggio’, un altro è ‘ram’. Il mio è ‘custode’, Pasquale è ‘simile’. Questi sono i contatti che ho io”.

Capasso ha poi spiegato l’attività delle estorsioni dei De Micco nei confronti delle attività commerciali presenti nel territorio del clan. “C’è chi paga tre volte l’anno e chi mensilmente – ha spiegato – C’era una lista delle estorsioni. Alcuni pagavano tre volte l’anno, a Natale, Pasqua e Ferragosto, altri pagavano mensilmente, altri a settimana. Io andavo da solo da una ditta di autotrasporti. Ci andavo ogni mese e pagava 500 euro ogni volta. Il gestore di slot ogni mese pagava 1.300 euro, mentre uno spacciatore pagava 500 euro al mese, anche quando ha smesso di spacciare. La stessa cifra la pagava anche chi vendeva le sigarette, mentre quello delle bibite pagava mille euro al mese”. Un pizzo totale quello imposto dalla cosca di San Rocco.

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