Camorra al Comune di San Felice a Cancello, Nicola Schiavone: un tecnico raccoglieva e smistava le tangenti

SAN FELICE A CANCELLO – Oggi dinanzi alla terza sezione penale del tribunale sammaritano (presidente dott. Francesco Rugarli) nuova udienza dibattimentale del processo a carico dell’ex sindaco di San Felice a Cancello, Pasquale De Lucia (difeso dall’avvocato Federico Simoncelli) della ex Presidente della Cooperativa Terra di Lavoro, Rita Nadia Di Giunta (difesa dall’avvocato Vittorio Giaquinto), di Clemente Biondillo (difeso dal legale Clemente Crisci), di Fabio Oreste Luongo (difeso dall’avvocato Maurizio Noviello), di Antonio Zagaria (difeso dall’avvocato Angelo Raucci) e di Alfonso Di Giunta (difeso dagli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo). Per circa due ore i difensori degli imputati hanno sottoposto a controesame il collaboratore di giustizia Nicola Schiavone (figlio del capoclan Francesco, conosciuto come Sandokan) il quale si è limitato a dire che le sorti del clan della sua famiglia furono rette da lui dal 2004 fino al 2010 anno in cui venne tratto in arresto. Solo in quegli anni egli ebbe un ruolo apicale; prima il suo ruolo era marginale.

Nicola Schiavone

Innanzitutto il collaboratore, alla presenza del pm della Dda Maurizio Giordano ha detto che Fabio Oreste Luongo ha versato soldi al clan fino al 2008, per dei lavori affidatigli da vari enti, ma non è stato in grado di specificare a quali lavori si riferivano i proventi illeciti. Precedentemente, a partire dal 1999, ha specificato Nicola Schiavone, il suo compito era quello di controllare il gioco d’azzardo online e delle macchinette e che, dai proventi che arrivavano da queste attività, venivano finanziate le famiglie degli affiliati al clan che erano sottoposti al regime del 41 bis. Per loro questo sostegno a quelli sottoposti a questo regime era una priorità in senso assoluto. Poi ha fatto riferimento a dei suoi sodali, in particolare a Dante Apicella, Paolo Corvino, Sebastiano Ferrara e Pasquale Corvino che si interessavano dei lavori pubblici presso vari Comuni della provincia di Caserta e che per ogni lavoro veniva data una tangente del 3% che finiva nella cassa del clan. Infine il collaboratore, in video collegamento dal carcere dove è detenuto, si è soffermato in particolare sul Comune di San Felice a Cancello dove vi era un tecnico (di cui non ricordava il nome) che aveva il compito di raccogliere le tangenti dai vari imprenditori (di cui ha detto di non poter fare i nomi perché coperti dal segreto istruttorio) e si era preso l’impegno con il clan di distribuire direttamente lui il denaro oggetto dei proventi illeciti alle famiglie dei sodali. Tutto questo avveniva negli anni 2006, 2007 e 2008. Infine ha parlato dei rapporti della sua famiglia con Michele Zagaria, dei primi screzi tra loro che ci furono nel 2004-2005 e che addirittura nel 2010 parlavano tra di loro con dei pizzini. Nella prossima udienza dell’8 ottobre è previsto l’interrogatorio dell’ex sindaco di San Felice, Pasquale De Lucia, in videocollegamento dal carcere di Terni dove è ristretto.

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