CASAL DI PRINCIPE – Creare una società pulita, intestarla a un prestanome e utilizzare i suoi agganci con politici e funzionari pubblici (coltivati anche grazie alla propria appartenenza al clan) per farle vincere appalti su appalti: è lo schema a cui Nicola Schiavone, alias ‘o russ, secondo la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, aveva iniziato a lavorare nel 2019, subito dopo essersi messo alle spalle il carcere (dove era finito a causa di una condanna per mafia incassata nel processo Normandia). E, stando a quanto accertato dagli agenti della Dia, con quello schema l’imprenditore avrebbe ottenuto, in tempi relativamente rapidi, i risultati che voleva.
L’appalto a Capodrise
Gli investigatori hanno documentato, infatti, che nell’aprile 2021, la Vonax Group, società intestata ad Alessandro Ucciero, 43enne di Villa Literno, ma ritenuta di fatto di ‘o russ, si è classificata prima nella gara per la realizzazione dei lavori di regolamentazione delle acque meteoriche nel rione Marte: interventi finalizzati a “ridurre la vulnerabilità e i rischi emergenti del sistema urbano in relazione alle minacce di precipitazioni”.
Per gli agenti della Dia, Schiavone è stato l’artefice dell’aggiudicazione alla Vonax di quella procedura: sarebbe riuscito a portare a casa il risultato grazie ai contatti che aveva instaurato prima della conclusione della procedura di assegnazione dell’appalto e si sarebbe impegnato anche a reperire forza lavoro, materiali e mezzi per contrastare eventuali contestazioni da parte dell’impresa seconda classificata. Per controllare il cantiere, ‘o russ, inoltre, si sarebbe spacciato anche come ‘consulente esterno’ della società.
Il cantiere a Casale
La Procura di Napoli, esaminati gli elementi raccolti dalla Dia, ha appreso che la Vonax si è aggiudicata, il 13 settembre 2021, pure un appalto bandito dal Comune di Casal di Principe. Cosa riguardava? I lavori di messa in sicurezza ed efficientamento energetico della pubblica illuminazione delle strade prospicienti il corso Umberto. Come avrebbe fatto con Capodrise, anche in questo caso Schiavone, dice la Procura, gestì personalmente gli aspetti tecnici e burocratici della procedura, pur senza comparire direttamente. Ma trattandosi di Casale, città dove lui era (è) notissimo, per evitare di essere associato alla ditta aggiudicataria, prese precauzioni più stringenti rispetto a quelle adottate nell’hinterland marcianisano
Vinta la gara, ‘o russ, ha ricostruito l’Antimafia, ne diede subito notizia ai suoi genitori, specificando che i lavori si sarebbero svolti nella strada dove abitano personaggi a lui noti: Pietro Apicella (nipote di Dante, alias ‘a damigiana, condannato di recente per mafia a 16 anni e 4 mesi) e Sebastiano Ferraro, detto Sebastino, ritenuto un esponente del clan dei Casalesi. La madre, stando alla conversazione intercettata dalla Dia, appresa l’informazione, gli raccomandò di non recarsi personalmente sul cantiere.
Promesse elettorali
e i ganci in Municipio
L’indagine condotta dalla Dia, coordinata dal pm Graziella Arlomede, avrebbe dimostrato l’inclinazione di Schiavone e del clan dei Casalesi, di cui ha fatto (e ne farebbe ancora) parte, a creare collusioni. A sostegno di ciò, ci sarebbero i contatti tentati e concretizzati di ‘o russ con amministratori e funzionari. Tra questi, la Dda ha evidenziato il rapporto con Antonio Massimiliano De Angelis, dipendente del Comune di Casale, e la promessa di appoggio elettorale “sia esso fittizio o reale”, chiarisce la Direzione distrettuale antimafia, fatta a Vincenzo Negro, eletto sindaco di Capodrise nel 2021 (poi sfiduciato in Consiglio alcuni mesi fa). De Angelis e Negro non risultano coinvolti nell’inchiesta che lo scorso anno ha fatto arrestare Schiavone, proprio per le sue operazioni attraverso società intestate a prestanome nel settore degli appalti pubblici. Né l’ex sindaco di Capodrise né il dipendente di Casale, per quanto a nostra conoscenza, risultano indagati e sono (ragionamento che vale anche per ‘o russ) innocenti fino a una eventuale sentenza di condanna definitiva. Il fatto che abbiano avuto eventuali (diretti o indiretti) contatti con l’imprenditore di Casale non costituisce automaticamente una condotta illecita.
Il processo
Schiavone sta affrontando il processo di primo grado con l’accusa di associazione mafiosa e rischia 8 anni di carcere (non gli vengono contestate ipotesi di turbative d’asta). Anche Alessandro Ucciero, 53enne di Villa Literno, è sotto processo, ma con l’accusa di trasferimento fraudolento di beni con l’aggravante mafiosa (avrebbe fatto da testa di legno a ‘o russ), rischiando una pena di 5 anni.
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