Roma, 22 mag. (LaPresse) –
Altro cambio all’interno della Giunta capitolina. L’assessore al coordinamento strategico della partecipate, Alessandro Gennaro, lascia il suo incarico.
“Una sua scelta presa in totale autonomia per ragioni personali”, specifica in una conferenza stampa convocata ad hoc Virginia Raggi smentendo “tutte le voci e le maldicenze uscite che sono prive di fondamento”.
La sindaca parla di “vero e proprio sciacallaggio mediatico su contrasti ed incomprensioni caratteriali che non ci sono mai state”.
Per Raggi l’ormai ex assessore ha svolto “un lavoro molto gravoso in maniera coraggiosa ed egregia”. Gennaro aveva preso il posto del manager veneto Massimo Colomban. La prima cittadina della capitale specifica anche che l’assessorato in questione “verrà progressivamente eliminato”. Resta da vedere cosa succederà nel frattempo. Due le opzioni in campo. Raggi potrebbe decidere di prendere le deleghe in prima persona oppure cedere i dossier di Gennaro all’assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti. “L’annuncio sarà fatto in assemblea Capitolina quando saremo pronti”, dichiara a riguardo.
“Grazie alla sindaca per aver avuto il coraggio di affidarmi un assessorato che, già nel nome, desta qualche preoccupazione. Ho svolto questo compito con dedizione impegnandomi con tutto me stesso e spero di aver dato un contributo”: queste le parole scelte da Gennaro per il suo commiato. “E’ una decisione maturata per ragioni personali che non hanno nulla a che vedere con quanto si è scritto in questi giorni – dice ancora -. Da tempo avevo detto alla sindaca che l’impegno in questione era poco compatibile con i miei impegni di carattere professionale ed accademico, che ho ridotto ma non ho potuto abbandonare”.
In queste ultime settimane, poi, Gennaro rivela di aver avuto “nuove opportunità personali” che “mi hanno fatto maturare definitivamente la scelta di rimettere le deleghe”. Nella sua lunga lista di ringraziamenti Gennaro inserisce anche Salvatore Romeo, ex capo della segreteria politica della sindaca poi dimessosi a causa della cosiddetto ‘caso Marra’.
