Camusso: “Pd senza vita a Caserta”

Foto LaPresse - Andrea Panegrossi in foto Susanna Camusso

CASERTA – Un lavoro fra le macerie del partito per la senatrice Susanna Camusso, che sta per tagliare il traguardo del secondo mese come commissario provinciale del Pd. La delegata di Elly Schlein è amareggiata in particolare dalla mancata presentazione delle liste di partito in quasi tutti i Comuni chiamati al voto.

Quale mandato ha avuto dal segretario nazionale Schlein?
Quello di ricostituire il partito in provincia, dove ci sono difficoltà a essere una forza politica presente e aggregante. C’è scarsa attività, i circoli funzionanti sono molto pochi, non c’è vita politica né iniziativa.

Anche l’ex commissario regionale Francesco Boccia ha notato che nel Casertano i circoli Pd attivi sono pochissimi: concretamente come intende muoversi per riaprirli?
Costruendo un’iniziativa politica, un legame. Abbiamo fatto il congresso nazionale, ci sono linee da seguire, l’attività non può ridursi esclusivamente alla conta degli amministratori. Se pensiamo alle ultime elezioni comunali, il fatto che solo a Marcianise sia stata presentata la lista del Pd lo considero uno smacco. Il civismo oscura il partito e alla fine lo ha indebolito.

Come si risolve la questione dei tesseramenti in provincia, che già ha portato a scontri fra le due diverse anime della mozione Bonaccini?
Il vero lavoro è costruire regole per impedire che si ripeta quel che abbiamo visto l’anno scorso e per aiutare a ricostruire una militanza. Le norme devono essere chiare e trasparenti.

Si ripeterà l’esperienza del tesseramento online, che ha portato alle contestazioni?
Sarà sia online che in presenza: in provincia di Caserta c’è da lavorare molto per rimotivare e questa deve essere l’occasione per far ripartire i circoli e non limitarsi a ripetere il passato.

Nei giorni scorsi ha incontrato gli attivisti della provincia, come ha trovato l’ambiente? Sono emersi contrasti?

La riunione è iniziata con una rivendicazione sul mancato coinvolgimento dei militanti, ma poi si è conclusa con la concordia sull’obiettivo del rilancio. Mi ha molto colpito, quando ho incontrato il gruppo dei consiglieri provinciali, sentirmi dire che quella era la prima riunione con il partito. E quando ho parlato con il coordinamento di Caserta mi hanno detto che non si vedevano da due anni. Se non c’è vita politica, si finisce col parlare solo di quel che succede nelle amministrazioni. Ma gli enti vivono di mediazioni e non possono cancellare le proposte del partito.

Nel gruppo consiliare al Comune di Caserta ci sono posizioni di dissidenza, con i consiglieri Donisi e Greco che hanno presentato un’interrogazione critica verso la gestione del Comune, suscitando il disappunto del capogruppo Giovanni Comunale. Lo stesso Donisi si è astenuto su una mozione di maggioranza. Ritiene di dover intervenire?
Non credo di avere il compito di fare il censore di singole discussioni politiche. Del resto, non essendoci ancora un dibattito nel partito, in base a cosa si farebbe censura? La dialettica, se positiva, fa parte delle amministrazioni.

Il caso della vicepresidenza del gruppo alla Camera a Piero De Luca si trascina da settimane senza che si trovi il bandolo della matassa: cosa ne pensa?
Non si è trovato il bandolo semplicemente perché abbiamo dovuto rinviare gli appuntamenti. L’ultima convocazione è saltata a causa dell’alluvione in Emilia Romagna. Non mi pare, comunque, che il rinnovo delle vicepresidenze sia al centro della discussione.

Visti i risultati delle amministrative, quali idee avete per le prossime alleanze a livello nazionale e regionale?

Se devo pensare all’esperienza di Caserta, il mio rammarico è per la mancanza delle liste del Pd. L’idea di dover presentare una sigla qualunque pur di esserci non va bene. In alcuni comuni c’era chi lavorava per formare la lista Pd, ma è stato frustrato: penso a Maddaloni, San Felice a Cancello, Orta di Atella. Chi si considera parte del Pd deve lavorare perché si presenti la lista dem, non impedirlo. Non è possibile che venga prima l’idea di sedersi comunque in consiglio comunale rispetto all’espressione del partito. A Marcianise invece ci siamo e che nessuno pensi di appropriarsi di questi consiglieri: bisogna smetterla di pensare che gli eletti siano proprietà di qualcuno. Bisogna lavorare nelle coalizioni, ma le alleanze devono essere nette. L’importante è cosa si decide di fare insieme.

La formula del “campo largo”, come nelle amministrazioni comunali di Napoli e di Caserta, la convince o la lascia perplessa?
Non ho perplessità, ma penso che ci debba essere un work in progress: le tante cose da fare sono il terreno su cui si costruiscono le coalizioni.
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