Caos scuola, 481 cattedre in meno a Napoli. Sindacati infuriati

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Protesta Uil Scuola

NAPOLI – La scuola è quanto di più prezioso esista in una società. E’ costruzione del futuro, è l’opportunità più grande di rendere migliori da ogni punto di viste le prossime generazioni. Fare il docente è una missione fondamentale, una sfida quotidiana da affrontare con entusiasmo e responsabilità. Il problema è che è diventata una missione sempre più impossibile per chi sogna una cattedra. Il concorso in corso è bloccato da una domanda sbagliata che costringerà migliaia di partecipanti a tornare ad affrontare la prova per un solo nuovo quesito. E l’anno prossimo trovare una cattedra sarà ancora più difficile. Secondo le prime anticipazioni sulla dotazione organica fornite dal Ministero dell’Istruzione, la Campania perderà ben 845 posti in organico, con tagli distribuiti in modo pesante su tutte le province: 57 ad Avellino, 31 a Benevento, 122 a Caserta, 481 a Napoli e 154 a Salerno. Ma non finisce qui. A essere colpito duramente sarà anche il tempo pieno nella scuola primaria, per cui è prevista una riduzione pari al 15% del totale nazionale, concentrata proprio in Campania. Un trend che, se confermato, rischia di allargare ulteriormente il divario tra gli studenti del Sud e quelli del Nord, come più volte denunciato dallo Svimez nei suoi rapporti sul Mezzogiorno. A lanciare l’allarme è la Federazione Uil Scuola Rua Campania, che a margine di una riunione tenutasi presso l’Ufficio Scolastico Regionale ha espresso profonda preoccupazione. “Quello emerso – ha dichiarato Roberta Vannini, segretaria generale della federazione – è un quadro allarmante: questi tagli rappresentano un attacco diretto alla scuola pubblica statale e un colpo durissimo per famiglie e studenti».

Vannini ha sottolineato come «non si possa garantire il diritto allo studio con un’organizzazione scolastica ridotta all’osso. La scuola deve essere sottratta dai vincoli di bilancio: va valorizzata e potenziata, non indebolita”. Ma non è solo la Campania il problema. E’ al Sud che insegnare è assai complicato. Un segnale analogo arriva, infatti, anche dalla Puglia, dove si prevedono 598 posti in meno tra il personale docente. A denunciarlo è Maria Mastropierro, coordinatrice provinciale della Gilda degli Insegnanti di Bari. “Denatalità, legge di bilancio e la circolare della Ragioneria Territoriale dello Stato – spiega Mastropierro – hanno imposto un blocco del 25% del turnover, con un impatto diretto sulle facoltà assunzionali delle pubbliche amministrazioni”. Per la Gilda, la denatalità non dovrebbe giustificare tagli, ma stimolare un ripensamento del modello scolastico, con l’obiettivo di “migliorare la qualità dell’istruzione e superare il problema delle classi pollaio”. Il sindacato degli insegnanti denuncia anche l’incoerenza tra le richieste del Ministero e le reali condizioni operative nelle scuole: “Si pretende che i docenti garantiscano il successo formativo degli studenti – afferma Mastropierro – ma senza offrire stabilità né organici adeguati”. La battaglia sindacale, assicurano Uil e Gilda, non si fermerà. Ma è una battaglia costante, su tutto. Al Sud mille volte di più. Come su tanti altri aspetti. E poi parlano di autonomia.

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