Uno studio commissionato da Luigi Di Maio che attesterebbe la volontà della maggioranza dei grillini di procedere con la Tav: a rivelarlo è stato il Corriere della Sera. E seguendo quei dati il vicepremier dei 5 Stelle, sotto traccia, starebbe lavorando per concretizzare l’opera. E trova sponda nel collega Matteo Salvini: il capo del Carroccio è intenzionato a rinunciare all’alta velocità. Sa che un no alla Torino-Lione non verrebbe accettato dai suoi elettori.
Se Di Maio è possibilista, senza dirlo pubblicamente, il gotha del Movimento è irremovibile: la Tav è morta, sostiene Beppe Grillo. In mezzo, a cercare di mediare, c’è Giuseppe Conte.
L’idea è tirare a campare almeno fino alle europee: non prendere una decisione netta per evitare di avere contraccolpi alle urne. Il premier si era fatto scappare un sì alla mini-Tav, una sorta di piano rivisto, ridimensionato. Ma in pochi minuti ieri è arrivata l’entrata a gamba tesa di Danilo Toninelli e la smentita di Palazzo Chigi.
Si iscrive al partito della sì Tav anche Tria: “Ci sono posizioni differenti nel governo – ha detto il ministro dell’Economia – ma credo che ci sarà un’evoluzione positiva. Del resto c’è una legge su questo e per cambiare ci sarebbe bisogno di un’altra legge, ma non credo sarà cosi”.
All’altro capo del telefono c’è la Francia. E l’atteggiamento dei cugini è chiaro: vogliono che l’opera si realizzi. Si augurano che la ripresa dei lavori avvenga in tempi rapidi. A confermarlo è stato l’omologo di Tria, Bruno Le Maire: il ministro spera (pretende) che la Tav diventi realtà, soprattutto per non perdere i 300 milioni di euro dall’Unione Europea.