MILANO – Per il cenone di fine anno gli italiani hanno speso un importo di 2,4 miliardi di euro per i cibi e le bevande che sette italiani su dieci (71%) hanno consumato nelle case, proprie o di parenti e amici mentre gli altri si sono divisi tra ristoranti, trattorie, pizzerie, pub e agriturismi. È quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixè sul bilancio del cenone, dalla quale si evidenzia un aumento del 14% della spesa con il ritorno a tavola dei prodotti più tipici della notte più lunga dell’anno.
Sei milioni di italiani hanno trascorso il Capodanno in vacanza per la stragrande maggioranza in Italia. Dove lo spumante – sottolinea la Coldiretti – si conferma come il prodotto immancabile per nove italiani su dieci (91%). Che hanno fatto saltare ben 74 milioni di tappi durante le feste di fine anno. Ma è sorprendentemente seguito a ruota dalle lenticchie, presenti nell’82% dei menu forse perché sono chiamate a portar fortuna. L’interesse per le lenticchie è stato accompagnato dalla riscossa di cotechino e zampone presenti sul 67% delle tavole.
Si stima che siano stati serviti – sottolinea la Coldiretti – circa 6 milioni di chili di cotechini e zamponi, con una netta preferenza per i primi. Durante le festività di fine anno – precisa la Coldiretti – vengono fatti sparire dalle tavole circa il 90% del totale della produzione nazionale. Che è in gran parte certificata come Cotechino e Zampone di Modena Igp, riconoscibili dal caratteristico logo a cerchi concentrici gialli e blu con stelline dell’Unione europea. Ma si rileva anche una apprezzabile presenza di cotechini e zamponi artigianali.
Sulle tavole per le feste è stato forte anche il consumo del pesce nazionale a partire da alici, vongole, sogliole, triglie e seppie. Con il 66% degli italiani che ha assaggiato il salmone arrivato dall’estero, appena il 13% si è permesso le ostriche e il 15% il caviale, spesso però di produzione nazionale che viene anche esportata. E per la frutta stravince quella made in Italy. A partire dall’uva, presente nel 66% delle tavole anche per motivi scaramantici, mentre per il 42% resiste la ricerca dell’esotico.
(LaPresse)