Caporalato, arrestati padre e figlio in Sicilia

Foto LaPresse - Adriana Sapone
TRAPANI – Capolarato: due agricoltori sono stati arrestati questa mattina dalla polizia con l’accusa di sfruttamento aggravato della manodopera. Le vittime sono alcuni lavoratori immigrati, sia clandestini che regolari. Questi ultimi erano infatti costretti a lavorare in condizioni senza nessuna regolare procedura in tema di diritti e con una paga stimata di tre euro all’ora per 12 ore al giorno.
Paga misera e pane duro unico ‘alimento’ offerto: l’incubo del capolarato
È accaduto nelle campagne del trapanese, esattamente tra Mazara del Vallo e Marsala. Per gli immigrati, inoltre, un pranzo ed una cena fatta di ‘semplice’ pane duro. Per questo motivo sono scattate le manette per due uomini, padre e figlio, rispettivamente di 68 e 35 anni. La polizia ha inoltre sottoposto a sequestro la proprietà dei due caratterizzata da due vigneti e da un oliveto piuttosto esteso. Era qui che avveniva lo sfruttamento degli extracomunitari ed è per questo che i terreni in questione saranno confiscati.
Una lunga indagine basata su intercettazioni e telecamere nascoste
Il provvedimento è scattato al termine di un’indagine lunga e dettagliata, grazie alla quale è stato accertato il comportamento illegale dei due. Una storia che durava da tempo, almeno sei mesi, e che avrebbe coinvolto anche altri agricoltori della zona che si sarebbero serviti della stessa manodopera alle medesime condizioni. Il lavoro di intelligence della polizia ha consentito di ricostruire dettagliatamente l’attività illecita, anche grazie ad intercettazioni e telecamere nascoste.
Dalle quali è emerso che i due proprietari terrieri andavano a prelevare i ‘braccianti’ per strada contrattando sin da subito le condizioni di lavoro. Che erano apparse sin dai primi momenti dell’indagine piuttosto chiari. Tre euro di paga oraria più del pane a pranzo e a cena, oppure una ‘retribuzione’ leggermente più alta senza poter avere nulla da mangiare. Le lamentele eventuali della manodopera avrebbero portato a scartare immediatamente chi non era d’accordo. Oggi, dunque, la parola fine ad uno sfruttamento incondizionato e il sequestro dei terreni teatro di questa assurda vicenda.

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