NAPOLI – Condannato a 8 mesi di reclusione e a 6500 euro di multa per un articolo considerato diffamatorio. La sentenza (con pena sospesa, perché si tratta di un incensurato) a carico del giornalista Pasquale Napolitano, originario del Nolano e residente a Caserta, è un brutto segnale per la libertà di stampa. Il giudice onorario monocratico del tribunale di Nola ha ritenuto diffamatorio l’articolo scritto da Napolitano (collaboratore de “il Giornale” e di Mediaset) per il sito Anteprima24 che illustrava la situazione di stallo sull’Ordine professionale degli avvocati, il cui presidente restava in carica pur non avendo più la maggioranza.
Peraltro, il cronista aveva subito dato spazio alla replica di alcuni consiglieri, ma questo non gli è servito a evitare la querela da parte del presidente e di 3 componenti del Consiglio ordinistico.
Napolitano annuncia che presenterà ricorso: “Sarà il tribunale ordinario a decidere, quindi non un solo giudice, ma un collegio. Siamo convinti di poter dimostrare la correttezza del mio lavoro e dell’articolo che non ha diffamato nessuno. Ci siamo attenuti ai fatti e abbiamo raccolto la replica del presidente e dei consiglieri, quindi siamo convinti di aver agito correttamente. Certo balza all’occhio che io sono stato condannato a pagare 6500 euro fra parti civili e spese legali, mentre Roberto Saviano per aver dato della “bastarda” alla Meloni se l’è cavata con 1000 euro: quale parametro viene utilizzato?”
Ieri l’Ordine dei Giornalisti della Campania (guidato da Ottavio Lucarelli) e la Commissione Legalità dell’Ordine regionale hanno espresso “piena e forte solidarietà” al cronista. I fatti – denunciano – rappresentano un inaccettabile attacco alla libertà di informazione. “Non comprendiamo – si legge in una nota – come si possa essere arrivati ad una condanna ad 8 mesi di carcere per un articolo sull’ordine degli avvocati di Nola che non aveva – a nostro parere- elementi di diffamazione e che ha assicurato diritto di replica. Napolitano, cronista 42enne, ha semplicemente svolto il proprio lavoro e la condanna al carcere, seppur con pena sospesa, è una grave ferita che non può passare inosservata. Questo tipo di sentenza mette a rischio l’autonomia dei giornalisti”.
“È incomprensibile, inoltre, che la condivisione sui social dell’articolo firmato da Napolitano sia stata ritenuta un’aggravante – prosegue la nota dell’Ordine dei Giornalisti della Campania – e ancora non chiaro è come sia possibile che la sentenza in questione, su un diritto costituzionale, sia stata emessa da un Got (giudice onorario, ndr). Ci auguriamo che il caso venga assolutamente rivisto in appello, sarebbe un grave precedente. La Corte Costituzionale con la sentenza 150 del 2021, ha infatti riconosciuto il ruolo dell’Ordine dei giornalisti a difesa degli interessi diffusi e ha modificato le attuali norme restringendo le ipotesi di carcere per i giornalisti”.
Ieri si è riunita inoltre la commissione Giuridico Economica dell’Ordine dei giornalisti campano, che ha deliberato all’unanimità una dichiarazione di piena solidarietà e di sostegno al collega Napolitano.
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