TRENTO – “Dal 2019 manca una direzione esclusiva della struttura di Trento. Dovrebbero esserci inoltre almeno 6 educatori mentre ce ne sono solo tre. Le unità di polizia penitenziaria dovrebbero essere 227 mentre oggi sono 140 e ultimamente sono scesi di 15 unità. Tutto ciò concorre sia a rendere molto gravosa la gestione della casa circondariale sia a rallentare l’offerta trattamentale. Quanto al comparto medico, da inizio ottobre è venuta meno l’assistenza sulle 24 ore, anche se ora l’azienda sanitaria provinciale conta di risolvere il problema”. Lo ha detto la garante dei diritti dei detenuti di Trento, Antonia Menghini, nella relazione annuale sulle condizioni lavorative e assistenziali all’interno del carcere di Spini. Mancanza di personale sottolineata anche da Andrea Mazzarese, segretario regionale del sindacato degli agenti penitenziari. “Le integrazioni che c’erano state negli anni passati si sono disperse fra trasferimenti e pensionamenti – sottolinea intervenendo al tg di Rai Trentino . Così si lavora in regime straordinario e mentre questo accade, gli agenti hanno perso nel rapporto con i detenuti la loro arma migliore: l’autorevolezza. Serve intervenire e in fretta. Soprattutto, serve personale perché ora si lavora facendo costantemente ricorso allo straordinario, mentre la penitenziaria deve poter tornare a lavorare in modo ordinario”.
(LaPresse)