Carlos Alberto Capella ammette le accuse di pedopornografia

E' stato "un conflitto interiore" spiega mons. Capella

LP / AFP PHOTO / Vincenzo PINTO
di Maria Elena Ribezzo

CITTA’ DEL VATICANO (LaPresse) – È stato un “conflitto interiore” a spingere monsignor Carlo Alberto Capella sulla strada della pedopornografia. Così, almeno, si giustifica. Arrestato lo scorso 7 aprile, la sua prima udienza del rinvio a giudizio in Vaticano lascia pensare che sarà un processo lampo. La corte di riunisce di nuovo il 23 giugno alle 10, ma lui ha già ammesso tutto in fase istruttoria. Anche se, spiega, vuole “ridimensionare” la questione. In aula indossa il clergyman, ma è irriconoscibile: magro, dimesso, barba folta. Ha la voce rotta a tratti, ma lenta e costante per l’intera deposizione. Come se conoscesse alla perfezione le parole da dire, come se desse un peso a ogni singola espressione.

Ricostruisce la storia della sua vita sacerdotale

Ordinato nel 1993, i primi nove anni li dedica alla parrocchia di San Michele a Cantù, gestisce un oratorio affollato di ragazzi. Con loro fa catechismo, campeggi, vacanze, alcuni entrano in seminario. Nel 2001 il cardinale Carlo Maria Martini, all’epoca arcivescovo di Milano, gli chiede se è disponibile a entrare nel servizio diplomatico della Santa Sede, “accettai volentieri e con gioia”. Iniziano le partenze: nunzio in India nel 2004, nel 2011 in missione di studio a Hong Kong. Da lì richiamato a Roma, in Vaticano, nella sezione per i rapporti con gli stati della Segreteria di Stato. Qui si occupa di cose enormi: antiriciclaggio, Aif, comitato bilaterale con la commissione europea sulla monetazione del Vaticano. Per un ecclesiastico, lavorare in segreteria di Stato è come essere al centro del mondo. Dopo cinque anni, però, il 23 giugno del 2016, arriva la notizia di un nuovo trasferimento: Washington. Il monsignore chiede un colloquio con i superiori per domandare un ripensamento, ma poi non osa, ringrazia, e parte.

“Mi ritrovo negli Stati Uniti senza entusiasmo, ma collaborativo”

“I primi quattro mesi sono piuttosto blandi”, racconta. Emerge il suo conflitto interiore. “Provavo un senso di vuoto e inutilità”. Inizia a usare il profilo Tumblr, creato pochi mesi prima, dice, per “amore degli animali e delle loro buffe espressioni”. Per ricevere e inviare immagini, video, shotacon (manga) a contenuti pornografici, spesso con minori. Si fa chiamare ‘Doppiobibo’, richiede un target preciso: ragazzi tra i 13 e i 17 anni. “Ho sbagliato a sottovalutare la crisi che stavo attraversando. Ho sbagliato a pensare di poterla gestire da solo. Il contesto era nuovo. Amici o referenti non ne avevo. Ho cercato di far fronte con rimedi spirituali e di non far pesare il mio stato d’animo in nunziatura”. E chatta. Intraprende conversazioni private “assolutamente triviali. I dialoghi nascono e muoiono nel giro di poche volgari battute. A distanza di tempo ne rilevo la ripugnanza. Ma saper dare un nome alle crisi interiori nel momento stesso in cui una persona le vive non è facile”. E’ l’unico momento in cui tradisce un po’ di emozione in più.

All’accusa, che se confermata dal tribunale vaticano gli costerebbe tre anni di carcere, si aggiunge l’aggravante dell’ingente quantità, che gli raddoppierebbe la pena. E’ questa la circostanza che la difesa sta cercando di scongiurare. Nel materiale acquisito, tra gli Stati Uniti e il Vaticano, ci sono tra i 40 e i 55 elementi che riguardano minorenni. Bisognerà valutare se bastano a formare una quantità ‘ingente’. Tra questi, c’è anche un video che riprende un bambino molto piccolo in “atteggiamenti sessuali espliciti”, ha riferito Gianluca Gauzzi, ingegnere della gendarmeria che già si era occupato del caso Vatileaks 2, chiamato a testimoniare in aula.

Lo cita per spiegare quanto complicato sia procurarsi materiale del genere

Capella in questi mesi è stato seguito da uno psichiatra e ha fatto uso di ansiolitici per dormire. “Il suo percorso non è stato sempre facile”, racconta il medico Tommaso Parisi, spiegando che ha avuto “momenti difficili”. In tutti però, assicura lo psichiatra, “si è dimostrato estremamente collaborativo e desideroso di conoscere meglio se stesso. Incontrarsi con le sue emozioni per armonizzare la sua personalità, da uomo e da ecclesiastico”.

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