CASTELVOLTURNO – Era il 24 maggio 2014. Francesca Oliva, giovane mamma di Gricignano d’Aversa, moriva, mentre era ricoverata nella clinica Pineta Grande, assieme a due dei tre gemellini che aspettava. E pochi minuti dopo che si era consumata quella tragedia, Vincenzo Schiavone, patron della clinica di Castel Volturno, e tre suoi medici, stando all’inchiesta condotta dai pubblici ministeri Giacomo Urbano e Gerardina Cozzolino, avrebbero modificato la cartella clinica riguardante proprio Oliva. Per quale ragione? Per evitare, dice l’accusa, possibili guai giudiziari. Imprenditore e camici bianchi sono stati rinviati a giudizio dal gup Rosario Dello Stritto con l’accusa di falso. Schiavone, Stefano Palmieri, 57enne di Napoli, Gabriele Vallefuoco, 61enne di Giugliano in Campania, e Giuseppe Delle Donne, 60enne di Mugnano di Napoli, affronteranno il dibattimento dinanzi al giudice Cardullo del Tribunale di S. Maria Capua Vetere. L’iter prenderà il via il prossimo novembre. Tutto da rifare, invece, per Gianluca Salvatore Russo, 37enne di Quarto, e Giorgio Conte, 73enne de L’Aquila: sono stati rinviati gli atti alla Procura per nullità dell’avviso di conclusione indagini.
Il patron Schiavone e Palmieri, in veste di primario del reparto di Ostetricia e ginecologia di Pineta Grande, sarebbero stati gli istigatori delle alterazioni e falsificazioni della cartella clinica. Dopo il decesso della paziente, avvenuto alle 5, Russo e Conte, sostiene la procura, avrebbero proceduto a cancellare le parole “malessere generale” che era stata annotata il 23 maggio 2014 alle 9 dal dottor Renato Bembo, e cancellarono, secondo l’accusa, anche la prescrizione dell’Unasyn fatta. I due e Vallefuoco, inoltre, avrebbero completato, su iniziativa di Schiavone e Palmieri, alle 5 e 47 del 24 maggio, retrodatandola al 22 maggio, le note del ricovero, aggiungendo le parole “gravidanza indotta con Fivet paziente sottoposta a cerchiaggio, esibisce esami, che evidenziano leucocitosi neutrofilia praticata ecografia”. Altre modifiche sarebbero state fatte sempre alle 7 e 24 aggiungendo la frase: “All’atto della visita non si apprezzano perdite atipiche”.
Ancora Russo e Conte, ma con l’aggiunta di Delle Donne, avrebbero poi sottoscritto alle 10 e 21 del giorno della scomparsa di Oliva, retrodatandola al 22 maggio, la prescrizione dell’Unasyn con posologia tre grammi ore 10 e ore 22.
A Palmieri viene contestato anche il reato di falsa testimonianza: per assicurare l’impunità ad alcuni medici della clinica, imputati del reato di omicidio colposo in relazione sempre al decesso di Oliva, sentito come testimone dinanzi al giudice Roberta Carotenuto, afferma l’accusa, avrebbe dichiarato il falso raccontando che dopo la morte della paziente, in occasione dei vari colloqui con Della Donne, aveva appreso che questi, in qualità di sanitario che aveva avuto in cura la ragazza, aveva prescritto prima l’Amplital in compresse e poi l’Unasyn tre grammi in endovena, rispettando le linee guida prescritte.
Ad assistere i quattro imputati (da ritenere innocenti fino ad un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile) gli avvocati Guseppe Stellato, Claudio Sgambato, Laura Erpico, Paolo Maria, Luigi Vallefuoco e Raffaele Vanacore. I familiari di Oliva, rappresentati dall’avvocato Raffaele Costanza, e Renato Bembo, assistiti dal legale Lara Vastarella, sono costituiti parte civile.
Il processo teso a verificare le eventuali responsabilità in relazione alla morte di Oliva da parte dei medici che l’avevano avuta in cura si è già chiuso con l’assoluzione per tutti gli imputati.
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