Casa, scheda telefonica e carte di credito al latitante: indagati il nipote dei boss Belforte e altri due​

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MARCIANISE – Avrebbero aiutato Giuseppe Letizia a sfuggire all’arresto: è l’accusa che la Procura di Santa Maria Capua Vetere contesta a Camillo Belforte, 29enne, nipote dei boss dei Mazzacane (Salvatore e Domenico Belforte), Mario Franco Comune, 36enne di Casagiove, e Francesco Severi*La foto pubblicata nell’articolo apparso sull’edizione di ieri, 17 aprile, di Cronache di Caserta, che ritraeva Francesco Severi, è errata. La persona raffigurata, omonima del soggetto indagato, è del tutto estranea all’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere relativa ai presunti aiuti forniti da tre soggetti a Giuseppe Letizia durante la sua breve latitanza., 68enne di Marcianise.

Stando alla tesi del pubblico ministero Giacomo Urbano, Camillo Belforte (figlio di Benito Belforte) e Comune si sarebbero intestati fittiziamente il contratto di locazione di una casa a San Nicola La Strada, trasformata nel rifugio di Letizia. Il nipote dei capicosca, inoltre, avrebbe fornito al fuggiasco due carte di credito intestate ad altrettante società a cui sarebbe stato legato.
Severi, infine, avrebbe garantito il supporto a Letizia affinché non finisse in carcere, intestandosi – ha ricostruito la Procura – un’utenza telefonica e mettendola a disposizione proprio del latitante.
Il pm Urbano ha concluso l’indagine preliminare a carico dei tre, accusati di favoreggiamento, e ora valuta per loro l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio. Gli inquisiti, da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile, sono difesi dai legali Vincenzo Restivo, Nicola Musone e Vincenzo Russo.

Letizia venne arrestato dai poliziotti del commissariato di Maddaloni il 14 marzo 2024. Il 68enne, originario di Capodrise, con un passato di legami con la cosca dei Belforte, sfuggiva a un’ordinanza di esecuzione per una condanna complessiva a 6 anni e mezzo, determinata da varie condotte tra cui rapine, detenzione e ricettazione. Aveva provato a contrastare questa ordinanza con un ricorso in Cassazione, in cui la difesa evidenziava una presunta violazione del diritto alla difesa dell’allora imputato, in quanto lamentava la mancata conoscenza del processo stesso, con conseguente presunta nullità delle sentenze di primo e di secondo grado e degli atti pregressi. I giudici della Suprema corte rilevarono però che tale lamentela, per così dire, non può essere dedotta per la prima volta in sede di legittimità, ossia in Cassazione.
Diventata definitiva quella condanna ed emesso il calcolo delle pene complessive da espiare, Letizia divenne ufficialmente ricercato.
L’ex dei Mazzacane venne trovato in un garage a San Nicola La Strada che, secondo la tesi della Procura, gli avevano procurato Camillo Belforte e Comune.

*Ieri, 17 aprile 2025, su Cronache di Caserta, alle pagine 1 e 18, e inizialmente su Cronachedi.it è stata pubblicata la foto di una persona erroneamente indicata come “Francesco Severi”. In realtà si è trattato di un errore, in quanto la persona ritratta in foto non è Francesco Severi e non è in alcun modo coinvolto nelle vicende descritte nel relativo articolo e nella titolazione. Ce ne scusiamo con gli interessati e con i lettori

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