Casal di Principe, le accuse del pentito: “Di Bona ‘braccio destro’ di Letizia”. Dalle estorsioni alle riunioni riservate con esponenti del clan e politici

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Raffaele Letizia, Pasquale Di Bona e Mario Iavarazzo

CASAL DI PRINCIPE – Il braccio destro di Raffaele Letizia, il suo ‘operativo’, colui che si occupava dei business connessi alle slot
illegali e alle scommesse clandestine. È il profilo che la Direzione distrettuale antimafia, con l’indagine condotta dai finanzieri del Gico
di Napoli, ha tracciato di Pasquale Di Bona. Un legame forte, quello tra lui e Letizia, rinsaldato anche da un vincolo di parentela: sono cognati.

Un rapporto che era già emerso qualche anno fa, nel corso dell’inchiesta, sempre coordinata dalla Dda, tesa, nel 2019, a tracciare le
presunte ingerenze del clan dei Casalesi nel business dei cartelloni per la pubblicità. Attività investigativa che si concentrò anche sulla presenza di Letizia ad Anzio, dove – stando alla tesi dell’Antimafia – si era aperto un bar intestandolo a prestanome (vicenda che non ha avuto per lui conseguenze giudiziarie).

Anzio a parte, quel lavoro ruotava principalmente intorno alla figura di Mario Iavarazzo e proprio lui, ex cassiere della cosca Schiavone, diventato collaboratore di giustizia, è stato fondamentale per la recente inchiesta che si è concentrata prevalentemente su Letizia, rientrato nel 2021 a Casale, e al suo presunto ritorno al crimine con il supposto supporto di Di Bona. Iavarazzo ha dedicato alcuni dei suoi interrogatori, resi ai magistrati della Dda, alla figura del cognato di Letizia. Cosa ha detto? Ha raccontato che Michele Aletta (estraneo all’inchiesta su Letizia) – noto per essere stato un allenatore di calcio minore, ma anche perché coinvolto in un’inchiesta sul clan Russo – teneva rapporti con Di Bona e Letizia. Prima del 2011 – ha riferito Iavarazzo – sempre Di Bona aveva partecipato anche a riunioni tenute presso la casa del già citato Aletta, alle quali erano presenti esponenti del clan, imprenditori e politici.

Iavarazzo, inoltre, ha legato Di Bona al business del bar ad Anzio. Ma ad Anzio il cognato di Letizia rimase poco: tornò quasi subito a Casale e qui, secondo il collaboratore di giustizia, stando a quanto ascoltò da Aletta (nel corso di un incontro che ebbe con lui), aveva cominciato a chiedere tangenti agli imprenditori. E quali uomini d’affari avvicinare sarebbero stati indicati da Letizia a Di Bona.

Iavarazzo ha fatto pure i nomi di due costruttori che, per conto di Letizia, Di Bona avrebbe usato come ‘bancomat’. Iavarazzo ha inoltre riferito che, quando era lui a tenere la cassa del clan Schiavone, diede a Di Bona 5mila euro, somma destinata a Lello Letizia. Lo scorso luglio Di Bona è stato arrestato insieme a Letizia con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla gestione di slot illegali e scommesse clandestine, una presunta associazione che avrebbe agito per avvantaggiare la fazione Russo-Schiavone del clan dei Casalesi, a cui Letizia è associato. Logicamente si tratta di una tesi (così come le dichiarazioni di Iavarazzo) che dovrà essere verificata nel corso dell’eventuale processo che sarà innescato dall’indagine che ha fatto scattare le misure cautelari.

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