Casal di Principe, l’azienda Magliulo a disposizione del clan

Casal di Principe, l'azienda Magliulo a disposizione del clan
Casal di Principe, l'azienda Magliulo a disposizione del clan

CASAL DI PRINCIPE – I depositi degli imprenditori Mascia e Mangiacapra a disposizione del clan dei Casalesi: a raccontarlo ai magistrati della Dda di Napoli è stato Mario Iavarazzo, ex cassiere del gruppo Schiavone (dal 2020 collaboratore di giustizia). “I  fornitori di materiale edile quali i Mangiacapra e il Mascia, che si avvantaggiavano della vicinanza all’Apicella, ricevendo in ragione di ciò le commesse, mettevano a disposizione del clan i loro depositi, utilizzati per gli incontri tra affiliati, ovvero – ha dichiarato il pentito – per la convocazione degli imprenditori estorti”.  Iavarazzo ha indicato ai pm anche un caso specifico: “Ricordo la riunione nel deposito dei Mangiacapra con Carmine Schiavone e Giuseppe Misso, in epoca compresa tra l’arresto di Nicola Schiavone e il mio del dicembre 2011”.  

Anche Antonio Iovine ha parlato dei Mangiacapra: “Era tra gli imprenditori che mi hanno garantito il cambio assegni. […] Il mio interesse nei loro confronti è derivato esclusivamente dall’appoggio logistico che mi hanno fornito nel corso del tempo”. Tali informazioni sono state inserite dai magistrati Graziella Arlomede e Antonello Ardituro nell’inchiesta che ha puntato a smantellare la presunta rete di imprese utilizzata da Dante Apicella, già condannato per mafia nel processo Spartacus. Con questa ‘batteria di società’ Apicella sarebbe riuscito ad ottenere appalti banditi da svariati Comuni della Campania garantendo soldi agli esponenti del clan. L’inchiesta ha coinvolto anche Magliulo, con l’accusa di associazione mafiosa. Secondo la Dda avrebbe fornito fin dal 2002 “un contributo continuato al clan fornendo i locali della sua azienda” proprio ad  Apicella, “gestendo per conto della cosca la fornitura di materiale edile alle imprese aggiudicatarie degli appalti e garantendo l’occultamento di somme di denaro di provenienza illecita”. Figurava nell’elenco degli inquisiti pure Tommaso Mangiacapra, ma è scomparso l’anno scorso. L’attività investigativa su Apicella, accorpata a quella sui fratelli e imprenditori Nicola e Vincenzo Schiavone, anche loro accusati di associazione mafiosa, è già sfociata nella richiesta di rinvio a giudizio per 68 imputati. L’udienza preliminare prenderà il via a metà settembre.

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