CASAL DI PRINCIPE – Due appartamenti abusivi da demolire, quattro bambini che si ritrovano senza un tetto e un sindaco che per protesta si sfila la fascia tricolore. L’amministrazione comunale alla Procura di S. Maria Capua Vetere aveva chiesto altri 100 giorni. Servivano a dare una nuova abitazione alle famiglie di Luigi e Aniello Stabile che da domani non avranno più una casa. Ma dai magistrati non è arrivata alcuna risposta. E il silenzio ha un significato ben preciso: questa mattina in via Ancona arriveranno le ruspe. Il miracolo che aveva auspicato ieri sera il primo cittadino di Casale non è accaduto. E mentre quegli appartamenti vengono buttati giù, non vuole che sia il suo volto a rappresentare lo Stato. Ed è per tale ragione che ieri ha protocollato le dimissioni. “Voglio chiarirlo subito: non è una resa – ha spiegato Natale -, ma è un atto di lotta.
Una lotta che continua, che fa seguito alla storia di una vita intera dedicata a difendere i più deboli, a combattere ogni forma di oppressione. L’ho già fatto in passato, contro ben altre oppressioni pericolose e lo posso fare ancora oggi combattendo le oppressioni che arrivano da una parte dello Stato in cui è difficile rivedersi. Andrò a Roma per sollecitare i legislatori ad affrontare il tema dell’abusivismo edilizio”.
Natale, durante la conferenza stampa, tenuta ieri mattina nell’aula consiliare, ha letto alla presenza dei cronisti, dei rappresentanti delle associazioni del territorio e dei sindaci dell’Agro aversano, che lo hanno raggiunto per esprimergli la loro solidarietà, il documento che ha consegnato nelle mani della segretaria generale.
“Mi dimetto perché non sono in grado di coniugare legalità e giustizia. La legalità non sempre significa giustizia. Non intendo ricoprire questa carica nel momento in cui l’applicazione della legge comporta la messa in discussione un diritto fondamentale del cittadino. Le dimissioni – ha aggiunto – devono anche servire a richiamare l’attenzione di tutte le istituzioni, da quella locale a quella nazionale, sul tema dell’abusivismo edilizio per trovare soluzione adeguate al problema e ai risvolti economici e umani che non devono essere lasciati sulle spalle dei sindaci”.
Natale ha ribadito che il suo gesto, le sue parole non rappresentano un’accusa rivolta alla Procura: “I magistrati applicano la legge. E quest’amministrazione non ha mai difeso l’abusivismo edilizio. Vuole tutelare, invece, i più deboli. In questo caso abbiamo cercato di proteggere quattro bambini”. Delle due famiglie che a breve perderanno la loro unica casa, costruita nel 2000, una si è trasferita in un alloggio dell’ex Iacp che era stato assegnato ai nonni dei piccoli, deceduti l’anno scorso. “Dell’altra – ha informato Natale – non ho notizie. Noi cercheremo di stare loro vicini. Abbiamo messo a disposizione gli operai municipali per eseguire il trasloco, abbiamo messo a disposizione il deposito del comando della polizia locale per raccogliere temporaneamente i loro mobili”.
Il sindaco dopo aver ottenuto lo scorso marzo il primo rinvio all’abbattimento dalla Procura, decretato in piena pandemia da Covid-19, si era messo all’opera subito per cercare una soluzione, per garantire agli Stabile una casa. Con la sua maggioranza aveva deciso di coinvolgere i privati, chiedendo loro di fittare agli sfrattati eventuali seconde case: ma nessuno ha risposto all’avviso pubblico. E così il Comune è stato obbligato ad intraprendere un percorso più complicato: destinare un villino di via Baracca, confiscato al clan dei Casalesi, all’housing sociale. Una procedura non semplice che per concludersi ha bisogno di altri tre mesi, quelli che erano stati chiesti alla Procura.
Se l’abusivismo edilizio è diventato una piaga è perché per 30 anni la città è stata dominata dalla criminalità organizzata, ha ricordato la fascia tricolore. “Non c’erano leggi. Le sole che andavano rispettate erano quelle del boss di turno. E ricordiamo che su ogni tondino, su ogni palata di terra e cemento, il clan guadagnava denaro. Ed è per questo che bisognava costruire ovunque. E’ un passato ingombrante – ha ricordato Natale -. Ma abbiamo avviato un cantiere che sta ricostruendo la città. Ci stiamo riscattando da una storia che è stata drammatica grazie ai consiglieri della maggioranza e dell’opposizione, grazie alle associazioni del territorio, alle parrocchie, a tutti i cittadini. Quei cittadini che per decenni hanno avuto difficoltà nel vedere lo Stato. Era uno Stato spesso assente, alcune volte complice. Poi si è fatto avanti. Forze dell’ordine e magistrati ci hanno aiutato a combattere, a darci l’opportunità di vivere in tranquillità. Ed ora sempre quello Stato applicando la legge in modo sacrosanto rischia di dimenticare diritti e giustizia. Ripeto, non vogliamo difendere l’abusivismo. Appoggiamo l’azione della magistratura. Ma le demolizioni – ha concluso – devono evitare drammi sociali”.
Per altri 20 giorni Renato Natale continuerà a svolgere la funzione di sindaco di Casal di Principe. Se non dovesse ritirare le dimissioni entro le prossime 3 settimane, la prefettura dovrà inviare un commissario a gestire la città.