I soldi sporchi dei Casalesi in fuga: dalle strade del clan fino alle Canarie

Nell’inchiesta di Firenze spunta il presunto piano dei fratelli Diana e di Antonio Esposito per portare denaro a Tenerife

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Giuseppe Diana, il fratello Raffaele e Antonio Esposito, Elvira e Michele Zagaria

CASAPESENNA – Negozi, imprese edili, società di servizi e perfino quote in aziende considerate insospettabili: sono questi i canali attraverso cui il clan dei Casalesi reinveste, sul territorio, i proventi delle proprie attività illecite. Non tutto, però, resta in Italia. Una parte del denaro ‘sporco’, grazie alla complicità di commercialisti e banchieri, prende la via dei paradisi fiscali.

Tracce di un’operazione che avrebbe potuto far arrivare capitali sospetti fino alle Canarie sono emerse nell’indagine del Gico di Firenze, che ha portato a processo i fratelli Giuseppe e Raffaele Diana, di Casapesenna, insieme al loro amico Antonio Esposito, originario di San Cipriano.

Secondo l’accusa formulata dal pubblico ministero Giulio Monferini, i tre – nelle vesti di imprenditori – sarebbero stati i gestori di fatto di una holding occulta capace di controllare società, realizzare frodi fiscali e accaparrarsi appalti in Toscana e in Emilia Romagna (spesso riguardanti l’edilizia privata), agevolando così gli affari della fazione Zagaria del clan. Tesi non condivisa dal Tribunale toscano: tutti assolti in primo grado. Ma la Procura di Firenze ha presentato ricorso in Appello (non ancora calendarizzato). Mentre l’iter giudiziario prosegue il suo corso, spulciando l’inchiesta che l’ha innescato, è possibile acquisire elementi sulla pista relativa proprio al presunto tentativo di Raffaele Diana di spostare capitali sospetti all’estero.

Dalle intercettazioni (risalenti alla fine del 2019) emergono conversazioni su possibili investimenti alle Canarie, individuate come area favorevole per il regime fiscale. In un primo momento il progetto sembrava accantonato, ma da un dialogo registrato, hanno chiarito i militari della guardia di finanza, si capisce che l’operazione era solo rinviata a novembre di quell’anno. In quell’occasione, Esposito avrebbe programmato un viaggio insieme a Diana e ad altri sodali per valutare direttamente le opportunità immobiliari sull’isola di Tenerife.

Non solo: Esposito, durante il suo viaggio di nozze, avrebbe inviato sull’isola un professionista di sua fiducia (dovrebbe trattarsi di un noto commercialista dell’Agro aversano) incaricato di prendere accordi con un professionista italiano residente a Tenerife e di riferire su ‘una serie di cose’.

Nella telefonata intercettata, i soggetti coinvolti nell’inchiesta spiegano come il progetto, definito da loro stessi una “pazziella” (un gioco), non fosse stato abbandonato, ma semplicemente rallentato da contrasti interni e dalla necessità di individuare investitori più affidabili. Tenerife, del resto, ricorre spesso nelle inchieste sugli affari del clan.

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La località emerge anche come croce via delle attività dei fratelli , nipoti del boss Michele Zagaria (sono i figli di Beatrice Zagaria). L’ipotetico tentativo di far arrivare denaro alle Canarie non è tra le contestazioni che la Dda ha formulato per i Diana ed Esposito (da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile). Ma, secondo gli investigatori, rappresenta una traccia potenzialmente da sviluppare che rientra nei progetti di investimenti extraterritoriali di soggetti direttamente o indirettamente connessi alla criminalità organizzata.

Come detto, Raffaele e Giuseppe Diana ed Esposito sono stati assolti in primo grado. Ma Giuseppe Diana, alias Peppe ’o biondo, in un altro procedimento, avviato dalla Dda di Napoli su un’indagine dei carabinieri, è stato condannato per associazione mafiosa. L’uomo è sposato con Raffaella Zagaria (estranea alle accuse contestate al marito), figlia di Elvira Zagaria – già condannata per mafia – sorella del capoclan Michele e del defunto Francesco Zagaria, alias Ciccio ’a benzina (l’anello di collegamento – dice l’Antimafia – tra la cosca di Casapesenna, l’alta imprenditoria casertana e i circuiti politici). I fratelli Diana sono anche cugini dei germani Garofalo, i marmulari, ritenuti da gli inquirenti tra i più fidati del boss Michele Zagaria.

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Recentemente l’attenzione sui Diana era tornata a farsi sentire anche in relazione a un’indagine che ha riguardato Ernesto Adriano Falanga, imparentato tramite la moglie proprio con i Garofalo. I carabinieri, lo scorso febbraio, hanno trovato presso la casa (di proprietà del boss Michele Zagaria e dei suoi fratelli) dove abita Falanga, in via Einaudi, due bunker e una pistola mitragliatrice (era nascosta in un secchio di vernice).

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Cosa c’entrano i Diana? Nulla, a quanto ci risulta, con il bunker e l’arma, ma avrebbero avuto un contatto imprenditoriale con la famiglia Falanga. Spieghiamo meglio: Antonio, figlio di Ernesto Adriano Falanga, è ora titolare di una società, la Mira Costruzioni, con sede a Milano. Ma prima che le quote finissero al giovane, l’impresa era transitata per le mani della moglie di Raffaele Diana, Maria Amato (estranea all’indagine su Ernesto Adriano Falanga – come lo è il figlio di quest’ultimo, Antonio – e su quella che ha riguardato il coniuge e il cognato).

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