Mafia. I soldi degli Zagaria in Bulgaria

Alcuni dei conti connessi alle loro attività commerciali aperti nella parte orientale dei Balcani

Caserta - 7 dicembre 2011- arrestato il super latitante Michele Zagaria boss del casalesi.

CASAPESENNA – Non più, o meglio, non soltanto la Romania: la cosca di Michele Zagaria Capastorta ha reso anche la Bulgaria uno dei suoi principali centri finanziari. A dare questa traccia agli investigatori dell’Antimafia è stato Massimiliano Schiavone, fratello di Nicola ‘o russ, imprenditore legato ai Casalesi. E proprio grazie al trojan che gli agenti della Dia avevano installato nel cellulare dell’uomo d’affari (nell’ambito di un’indagine che lo tiene cautelarmente in carcere dal 2022), hanno potuto ascoltare Massimiliano mentre parlava dei business di alcuni familiari del boss di Casapesenna. Chiacchierando con la sua ragazza, con Nicola Schiavone e la moglie, Amalia Ucciero, ha indicato attività imprenditoriali riconducibili a due dei fratelli del capoclan: una profumeria a San Marcellino e un negozio di biancheria intima situato nei pressi di una caffetteria. Seguendo ciò che avevano fatto i casapesennesi, Massimiliano aveva suggerito al fratello Nicola la possibilità di aprire conti in Bulgaria attraverso l’acquisto di dispositivi Pos impiegati per i pagamenti elettronici con carte di credito.

Le fiamme gialle del Nucleo valutario di Roma, coordinate da Fabrizio Vanorio, pubblico ministero della Dda, hanno legato anche un altro personaggio, ritenuto vicino al clan dei Casalesi, al flusso di denaro sporco (spesso riciclato con false fatture emesse da società cartiere) che parte dall’Italia e arriva in Bulgaria. Chi è? Vincenzo Ferri, alias ‘o califfo, a processo ora per concorso esterno al clan. E nell’indagare su di lui sono emersi anche personaggi legati alle cosche Sacco-Bocchetti, Lo Russo e Di Lauro che operano prevalentemente su Napoli. Protagonista di questi ipotizzati spostamenti finanziari dall’Italia alla Bulgaria, stando a quanto sostenuto dall’Antimafia, è anche Antonio Caliendo: si tratta di movimenti di denaro tracciati nel corso dell’inchiesta, condotta sempre dalle fiamme gialle, che ha portato in cella proprio Caliendo e Antonio Luca Iorio, imprenditore di Calvi Risorta. I due sono accusati a vario titolo di false fatturazioni, riciclaggio e trasferimento fraudolento di beni con l’aggravante di aver agevolato le fazioni mafiose Zagaria e Schiavone.

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