E’ stato un uomo degli Schiavone. Con Francesco Barbato e Mario Iavarazzo, Mirko Ponticelli, 34enne di Castelvolturno, ha fatto parte del gruppo criminale che nel clan affiancava proprio Nicola Schiavone, primogenito del superboss Francesco detto Sandokan. Ma quando nel 2010 il suo riferimento criminale è stato arrestato, il castellano si è avvicinato a Francesco Panaro (che rischia il rinvio a giudizio per associazione mafiosa), nipote di Sebastiano Camardone. I due, stando a quanto raccontato dal collaboratore di giustizia Salvatore Venosa si sarebbero occupati della gestione della cassa dell’organizzazione.
Da diversi giorni Ponticelli, ora seguito dall’avvocato Domenico Esposito, ha iniziato a parlare con i magistrati della Dda. E’ intenzionato ad intraprendere un percorso di collaborazione con la giustizia. Toccherà agli inquirenti adesso valutare la sua attendibilità. Se proseguirà questo cammino di dialogo con l’Antimafia, potrà riferire sulla struttura assunta dal clan dopo l’arresto dei principali padrini, indicando i volti nuovi di riferimento dell’organizzazione. E chiarirà anche i passaggi di denaro che hanno consentito alle famiglie degli affiliati detenuti di continuare ad avere il sostentamento da parte della mafia dei Casalesi. Per diversi anni hanno rappresentato un flusso di denaro costante i proventi dalle scommesse online: venivano versati proprio nelle mani di Ponticelli e Panaro, ha spiegato Venosa. “Ventimila euro – ha aggiunto il pentito – venivano ritirati da Francesco Panaro e Mirko Ponticelli, e poi da Giuseppe Del Vecchio e Gennaro Vanacore per essere versati alla famiglia Schiavone”.