Caso Diciotti, il blog 5 Stelle si giustifica provando a coprire la spaccatura: “Non è immunità”. Spuntano problemi tecnici su Rousseau

Gli strascichi del "referendum tarocco": resa dei conti interna in vista?

Fabio Cimaglia / LaPresse in foto Luigi Di Maio

ROMA – Il ‘referendum’ pentastellato è ufficialmente aperto. Fino alle 21:30 gli attivisti 5 Stelle potranno votare se dare l’ok all’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini sul caso Diciotti. La questione però rimane politica e qualsiasi sarà l’esito del referendum ci saranno ricadute sul governo giallo-verde e, soprattutto, sul Movimento. Sono tante le dichiarazioni di big pentastellati che negli anni si sono schierati contro ogni tipo di immunità, anche con violenza.

Gli strascichi del “referendum tarocco”: resa dei conti interna in vista?

Le polemiche sul referendum non sono sopite, anzi. Esiste una ‘corrente’ tra i pentastellati, e tra i rappresentati e tra la base, che considera il ricorso al voto tra gli iscritti sbagliato per il semplice motivo che il M5S ha sempre rifiutato ogni forma di immunità parlamentare. Ma le polemiche scoppiate ieri dopo la pubblicazione del quesito rischiano di minare l’esito del referendum stesso. Il quesito preparato dal senatore Mario Giarrusso, infatti, è poco chiaro. Beppe Grillo in persona ha preso le distanze: “Sì vuol dire no, no vuol dire sì“, ha cinguettato il fondatore del Movimento. Ma la questione è seria, tanto che già da ieri e prima del voto, in tanti hanno parlato di ‘referendum tarocco’. Gli strascichi potrebbero aprire una resa dei conti interna al Movimento stesso, un salto di qualità nei giochi di posizionamenti delle ultime settimane.

Al via la consultazione sulla piattaforma Rousseau, ma ci sono già i primi problemi tecnici

Le votazioni sono state aperte alle 10. Ma già dai primi minuti si sono registrate difficoltà. Molti gli utenti che hanno segnalato problemi ad accedere alla piattaforma Rousseau. Così l’inizio è slittato alle 11 e la chiusura non più alle 19 ma alle 21:30. In aggiunta, dato che la formulazione del quesito è diventato un vero e proprio caso politico, sul blog delle Stelle è spuntato una sorta di vedemecum di chiarificazione. “Nessun allarmismo – si legge sul portale pentastellato -. La risposta chiesta agli iscritti per il voto è uguale a quella che sarà chiesta martedì ai senatori della Giunta“.

Sul blog delle Stelle spunta la ‘giustificazione’: “Non è immunità di un politico”

Si valuterà “se in quel caso si sia agito o meno ‘per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di governo'”. Ed è proprio questo a mandare su tutte le furie parte dei militanti, oltre che delle opposizioni. Il quesito, secondo molti, non dovrebbe chiedersi se Salvini abbia o meno agito nell’interesse pubblico, ma se abbia agito in violazione delle leggi costituzionali. Da qui la feroce critica ai tentativi dei 5 Stelle di giustificare la retromarcia sulle posizioni storiche del Movimento: “Proprio questa complessa articolazione dimostra che non stiamo parlando dell’immunità di un politico”, una sorta di excusatio non petita. Molti big del partito si sono espressi contro l’autorizzazione, così come non hanno digerito la decisione di Di Maio. Dal sindaco di Torino Chiara Appendino, ai ‘dissidenti’ come la parlamentare Paola Nugnes.

Salvini si dice sereno, ma avverte: mi dicono che se faccio saltare tutto poi vinco le elezioni

Intanto Matteo Salvini si dice sereno. Ma le affermazioni del leader del Carroccio lasciano trasparire anche insofferenza rispetto alla posizione pilatesca dei partner di governo. E, soprattutto, una velata minaccia, un avvertimento. “Vengono a dirmi che la Lega è il primo partito, che se faccio saltare tutto chissà quanti parlamentari prendo. Ma per me la parola vale più dei sondaggi“. Come a dire: non faccio saltare il governo, ma se lo faccio vi travolgo. E con Di Maio “abbiamo idee diverse su tante cose”, ma il rispetto rimane invariato.

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