ROMA – Inizia ad assumere contorni pù precisi il ritrovamento delle ossa nella sede della Nunziatura apostolica di via Po a Roma. O meglio inizia a prendere una direzione l’inchiesta dopo la scoperta. Dai primi esami effettuati si tratterebbe di ossa appartenenti ad una donna. Ma gli inquirenti non hanno ancora confermato la circostanza. E non si eslcude che, quelle ritrovate, possano appartenere a due persone diverse. Ieri sera un nuovo sopralluogo, mentre il posto continua ad essere presidiato dalle forze dell’ordine. La speranza è quella di riuscire ad estrarre del Dna per capire se appartengono a Emanuela Orlandi o a Mirella Gregori, le due giovani scomparse più di trent’anni fa.
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Gli esami sulle ossa ritrovate continueranno nelle prossime ore. Sembra quasi certo che appartengano a due persone diverse e, una delle due, e quasi sicuramente una donna. A certificare la circostanza sarebbero state le analisi effettuate sulle ossa del bacino. Il ritrovamento, durante i lavori di rifacimento del pavimento, effettuato dagli aeri: avrebbero ritrovato uno scheletro quasi intero e in un punto diverso altri frammenti. Ora bisognerà capire lo stato in cui versano e se sarà possibile estrarre del dna e compararlo con quello di Orlandi e Greogori in possesso dell’autorità giudiziaria. In tal caso ci vorranno circa dieci giorni per i risultati.
Il Vaticano colto di sorpresa
Non se l’aspettava il Vaticano che il ritrovamento delle ossa fosse accostato al caso di Orlandi e Gregori. Non ha mai nominato, comunque, le due chiudendosi a riccio. Come sempre in questi 35 anni. E’ stata comunque la stessa Santa Sede a chiedere un aiuto alla magistratura di Roma per avere un aiuto nell’analisi dei resti trovati ad inizio settimana.