Roma – Dopo la conferma che le ossa ritrovate nella sede della Nunziatura Apostolica di Roma sono di un uomo e risalgono a prima della Seconda Guerra Mondiale, torna a parlare Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela: la cittadina vaticana scomparsa nel nulla il 22 giugno del 1983. Intervenendo a ‘La Storia Oscura’ su Radio Cusano Campus, Pietro Orlandi si è sfogato dicendo: “Se mia sorella è morta, credo che dopo 35 anni sia ora di fare qualcosa per ritrovarla, per ritrovare almeno il suo corpo e dare relativamente pace a me e alla mia famiglia.
E poi cercare di capire come è morta, chi l’ha rapita e uccisa, perché due cose sono certe: Emanuela non è scappata di casa e non si è suicidata. In occasione di questo Natale, il 35° senza Emanuela, rilancio il mio appello al Papa e al Vaticano, anche se lo faccio in continuazione e da sempre: pubblicamente e in maniera riservata. Di recente infatti con il nostro avvocato abbiamo incontrato il Segretario di Stato Vaticano, monsignor Parolin, e poi il Promotore di giustizia della Santa Sede professor Raffaele Coppola, al quale abbiamo anche avanzato un’istanza per l’apertura di un’inchiesta interna alla Città del Vaticano. Insomma sollecitiamo continuamente la Santa Sede a fare qualcosa per arrivare alla verità sulla scomparsa di mia sorella”.
Il fratello della ragazza scomparsa chiede la verità a 35 anni di distanza
“Il problema – ha aggiunto – è che non ci danno risposte e questa è la cosa più assurda, cioè è difficile anche riuscire a fissare un appuntamento tra il nostro avvocato e il Procuratore di giustizia vaticano; non dico che si fanno negare, ma quasi. Un muro di gomma, una situazione veramente assurda. Papa Francesco, almeno a Natale, dica una parola su Emanuela! Ma non la dirà mai. Mi disse solo ‘Emanuela è in cielo’, quindi sa che è morta? Purtroppo dopo quella volta non sono più riuscito a parlarci nonostante le mie tante richieste per incontrarlo, per spiegargli tante cose, per capire il perché di quella sua frase.
Purtroppo, il muro di gomma con Papa Francesco si è alzato più di prima. Per la Chiesa la scomparsa di Emanuela è un argomento chiuso, che deve restare chiuso. Perché la verità è un peso così grande per la Chiesa e l’immagine della Chiesa che preferiscono subire tutti questi dubbi da parte dell’opinione pubblica e dei media, piuttosto che fare qualcosa per dirci come andarono le cose. E per tutto questo, dentro di me il livello di rabbia sale ogni giorno di più, ultimamente la rabbia sta superando il dolore”.
(LaPresse)