Su Siri sceglierà Conte. Il presidente del Consiglio punge la Lega: “Salvini premier? Non in questa legislatura”. Di Maio chiede un passo indietro del sottosegretario

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse

ROMA – Un gran pasticcio. Ad oggi non c’è definizione migliore per descrivere il rapporto tra le due forze di governo dell’Italia. Lega e 5 Stelle litigano e si dividono su tutto. L’ultimo tsunami politico è il caso che riguarda il sottosegretario leghista indagato, Armando Siri, e l’assunzione del figlio dell’ex parlamentare di Forza Italia Paolo Arata, indagato con Siri, al ministero guidato del braccio destro di Salvini, Giancarlo Giorgetti. Il Movimento chiede le dimissioni di Siri, la Lega ha risposto attaccando il sindaco di Roma Virgina Raggi. Dietro le quinte i leghisti sono in pressing per andare al voto o formare un nuovo governo. La risposta a questa polemica grottesca è arrivata dal Premier Giuseppe Conte, che non lesina ulteriori polemiche: “Salvini premier? Aspetti. Sulle dimissioni di Siri deciderò presto“.

Di Maio chiede le dimissioni di Siri e apre un altro fronte: la Lega ha alleati europei inaccettabili

Sul caso Siri si sta consumando uno strappo senza precedenti. Oggi Luigi Di Maio ha incalzato Matteo Salvini: “C’è un’indagine per corruzione in cui c’entra anche la Mafia. E c’è di mezzo un faccendiere che sembra essere un link tra Lega e Forza Italia”, ha affermato Di Maio dalle colonne di Repubblica. “Nelle prossime ore chiederò un chiarimento politico a Salvini e Giorgetti“. Per Di Maio, in poche parole, la Lega non poteva non sapere. Accuse, le ennesime, gravi. Il vicepremier pentastellato non ha risparmiato attacchi, pur non mettendo in dubbio la tenuta del governo. Il capo politico grillino ha lanciato una frecciata al Carroccio anche sul tema migranti e alleanze europee: “Il problema è chi non accetta le quote come Orban o altri partiti che in Europa sono alleati della Lega. Lo trovo contraddittorio. Io con chi nega solidarietà non ci parlo“. Di Maio ha appena aperto un altro fronte? Staremo a vedere.

Di Maio e l’exit strategy che non c’è

La soluzione per Di Maio c’è. Ovvero che Armando Siri può restare senatore, ma deve fare un passo indietro nel governo del Paese. Posizione ambigua quello del leader 5 Stelle. Il capo politico dei 5 Stelle cerca una exit strategy che vada bene al Movimento e alla Lega. Una punizione per il senatore leghista, escluderlo a tempo determinato dl governo fino a sentenza, con il tentativo annesso di non esagerare. Insomma, una ambiguità destinata a terminare.

Caso Siri, il premier: “Deciderò nei prossimi giorni

E poi c’è Conte. Dalle colonne del Corsera il premier ha dato un colpo al cerchio ed uno alla botte affermando di rispettare i diritti e che Siri ha ricevuto solo un avviso di garanzia. Specificando, però, che “se avesse agito per interessi particolari e non generali”, sarebbe questione grave. Ma il Premier deciderà tra qualche giorno. Sostanzialmente il Premier, ma il ruolo di ‘mediatore’ forse lo impone, dipinge un governo litigarello ma sostanzialmente unito. Così come un’Italia centrale e un’economia prossima alla ripresa. Un eccesso di ottimismo della ragione, forse, che il Presidente del Consiglio è obbligato ad ostentare in vista delle elezioni.

Conte ammette: i litigi? Ci sono le Europee

E sono proprio le elezioni la questione centrale. A dirlo addirittura lo stesso Conte. Le divisioni politiche e i litigi furiosi tra Lega e 5 Stelle secondo il premier “erano prevedibili, con le Europee alle porte, che fossero più evidenti le differenze tra le sue componenti. D’altronde, non ho mai preso in giro il Paese parlando di un esecutivo fondato sull’assoluta armonia tra forze omogenee e politicamente affini“. Tradotto: è tutta campagna elettorale. Siamo al ribaltamento del discorso pubblico, dove certe affermazioni riempivano il dietro le quinte della politica ed oggi diventano dichiarazioni ufficiali. Lega e 5 Stelle litigano, ma è per le Europee. Fingono. Legittimo, ma se a teorizzarlo è il Presidente del Consiglio c’è qualcosa che non va.

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