MILANO– Il livello di scontro nella maggioranza sul caso di Armando Siri si alza. Il mirino del Movimento 5 Stelle punta dritto su Matteo Salvini e i suoi rapporti con Paolo Arata, l’imprenditore dell’eolico che avrebbe corrotto il sottosegretario al Mit per ottenere leggi che favorissero le sue aziende e che sarebbe in rapporti con Vito Nicastri, sulle cui spalle pende il sospetto di aver coperto la latitanza del pericoloso boss mafioso, Matteo Messina Denaro, ricercato numero uno dalle nostre forze dell’ordine. “Esiste un dubbio, una inchiesta e siamo certi che sarà risolto, ma dobbiamo allontanare ogni sospetto da questo governo.
È la priorità”, afferma il ministro per il Sud, Barbara Lezzi. “Come fa Salvini a dire di non conoscere bene Arata, se lo ha proposto ai vertici di Arera, ha condiviso foto di Arata sui social, lo ha invitato in un convegno della Lega?”, chiede il sottosegretario pentastellato agli Esteri, Manlio Di Stefano. Affondando altri colpi: “Non dimentichiamo un altro piccolo dettaglio: Arata ha redatto il programma energetico della Lega. Il ministro ha il dovere di chiarire immediatamente e di spazzare via qualsiasi ombra su questa inchiesta”.
La batteria dei Cinquestelle si attiva nel pressing al responsabile del Viminale
“Ci sono zone d’ombra e silenzi su cui deve dare spiegazioni al più presto”, chiede il senatore pentastellato, Marco Pellegrini. Che pone domande ben precise al leader del Carroccio: “Ha detto di aver incontrato Arata una sola volta, salvo proporlo alla guida di una Authority importante come Arera?”. Richieste a cui si accoda anche la deputata Anna Macina: “Continuano ad emergere troppe contraddizioni nella Lega in merito all’inchiesta su Siri e sui legami tra Arata e lo stesso Salvini. Legami che devono essere chiariti immediatamente, perché il ministro dell’Interno non può permettersi di avere relazioni con personaggi vicini ad ambienti mafiosi”.
In un’intervista il vicepremier, Luigi Di Maio, ribadisce che a suo modo di vedere “Conte dovrebbe spingere Siri alle dimissioni. E lo farà, ne sono sicuro”. A distanza, però, gli risponde l’alleato di governo: “Per me deve restare al suo posto”. A ‘Repubblica’ Salvini dice anche: “Io di pazienza ne avrei, ma ce l’hanno ancora gli elettori che hanno voluto questo governo?”.
Nella Lega sono in tanti a chiedere che il banco salti, stando almeno ai commenti sui social network. Nella cabina di regia di via Bellerio, però, c’è anche chi prova a gettare acqua sul fuoco, come il ministro delle Politiche agricole e del Turismo, Gian Marco Centinaio: “Lo dico ai colleghi 5 Stelle, l’ho detto l’altro giorno anche al presidente Conte, abbassiamo il livello dello scontro”. Ma se su Siri “il M5S va per la sua strada, vuol dire che mancano i presupposti per andare avanti”.
Più cauto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti
“Quando tornerà dalla Cina, Giuseppe Conte, è che un professore e un avvocato, vedrà le carte e saprà valutare”. Da Pechino, però, il premier non si sbilancia: “La mia linea è sempre quella, mi è molto chiara nella mente e non c’è nessun condizionamento” dalle due forze di maggioranza. “Ieri ho parlato con Siri e mi sono anche scusato” del ritardo per il loro incontro “perché c’è un lato umano che non trascuro, ma quando riassumeremo le posizioni la considerazione umana non potrà essere determinate”. Anche perché, ammette senza giri di parole, “se mi dovessi convincere delle dimissioni, non ci saranno alternative”. Ma occhio a saltare a conclusioni affrettate: “Lo vedremo a tempo debito”. Parola di Conte.
(LaPresse)