ROMA (Clara Mattei) – E meno male che erano “i francescani della politica”. Che avevano dichiarato guerra ai “privilegi della casta”. Gli esponenti del Movimento 5 Stelle dimostrano, giorno dopo giorno, esempio dopo esempio, che di diverso dagli altri non hanno proprio niente. “Non bastava Di Maio che riempie i tanti ministeri, dove immeritatamente approda, di amici e sodali strapagati con soldi dei cittadini, il famoso metodo Sorial. Non bastava il vice ministro Cancelleri che si è fatto accompagnare da sorella e cognato, manco fosse Fini, a un incontro legato alla sua funzione. Ora apprendiamo da cronache stampa delle imprese dell’ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta”: la sintesi è del senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, che presentato una interrogazione urgente in Senato per sapere se sia vero che la Trenta, ottenuto un lussuoso appartamento romano dal ministero della Difesa in ragione del suo incarico, benchè risulterebbe proprietaria di una casa a Roma, “una volta cacciata per manifesta inadeguatezza dall’incarico di governo, abbia utilizzato il ruolo di maggiore dell’Esercito del marito per affidare al coniuge l’appartamento (quando era ancora ministro in carica) e averlo in uso anche dopo la perdita dell’incarico. E’ bene specificare – prosegue Gasparri – che il grado del maggiore consorte Passarelli non giustificherebbe l’assegnazione del lussuoso appartamento in zona San Giovanni. Chiedo al ministro Guerini una risposta sollecita”. Dopo la diffusione della notizia, la Trenta si era giustificata dicendo che “quando ho lasciato l’incarico, avrei avuto, secondo regolamento, tre mesi di tempo per poter lasciare l’appartamento; termine ancora non scaduto (scadenza tre mesi dal giuramento del nuovo governo, vale a dire 5 dicembre 2019)”. Inoltre al marito, ufficiale dell’Esercito Italiano con il grado di maggiore che svolge attualmente un incarico di prima fascia, sarebbe spettata l’assegnazione di un alloggio del medesimo livello di quello che era stato a lei assegnato (un alloggio ASI di prima fascia). “Pertanto, avendo mio marito richiesto un alloggio di servizio, per evitare ulteriori aggravi economici sull’amministrazione è stato riassegnato lo stesso precedentemente concesso a me, previa richiesta e secondo la medesima procedura di cui sopra”, ha detto. Una spiegazione che non ha convinto nessuno, tant’è che tutti hanno preso le distanze. Compresi i grillini che, ovviamente, fanno finta di non sapere. “Urlano ‘onestà’ ma pensano solo a occupare le poltrone e, a quanto pare, gli appartamenti di servizio. Paradossale la giustificazione di Di Maio, secondo cui il Movimento 5 Stelle non ne sapeva nulla. Non è al corrente neanche degli stipendi stratosferici di cui gode il suo staff?”, si è chiesta la vicepresidente del gruppo Forza Italia al Senato, Licia Ronzulli. Domande legittime, davanti alle quali i francescani della politica perdono puntualmente la parola.
Caso Trenta, la doppia morale del M5S
L’ultimo scandalo: l’ex ministro Trenta vive ancora nella casa assegnatale quando era al governo. Di Maio come al solito non ne sapeva niente, i pentastellati continuano a negare pure l’evidenza