CASERTA – Sono la punta dell’iceberg: l’indagine sul consigliere regionale Giovanni Zannini non si limita all’appalto di cinquemila euro (soldo più, soldo meno) che, a Teano, sarebbe riuscito a indirizzare, per la sua forza politica, all’amico e compare di nozze Alfredo Campoli. E non si limita neppure agli interventi, prima in Regione, poi a Cancello Arnone e infine a Castello del Matese, per consentire ai castellani Paolo e Luigi Griffo di non perdere il finanziamento da Invitalia – di oltre 10 milioni di euro – per costruire il mega caseificio (della società Spinosa). Questi (con l’aggiunta del presunto giro di false fatture contestato a Campoli) rappresentano soltanto il primo strato dell’inchiesta rivelato dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere nel decreto di perquisizione che lo scorso ottobre ha interessato proprio il consigliere regionale, Campoli e i Griffo. Ancora sommerso ci sarebbe dall’altro.
Sfruttando quanto trovato in cellulari, chiavette usb, pc e documenti sequestrati – oltre a dichiarazioni di nuovi testimoni -, il lavoro dei militari dell’Arma, coordinati dai pm Giacomo Urbano e Gerardina Cozzolino, non si è fermato, è andato avanti aprendo altri fronti. Ed è in questa azione esplorativa di altri business pubblici in cui, ipotizza l’accusa, Zannini avrebbe inciso con metodi non regolari, che i carabinieri hanno fatto visita nei giorni scorsi al Comune di Teano per acquisire nuovi atti.
Insomma, l’inchiesta sul consigliere regionale deluchiano continua ad allargarsi e comincia a trovare un punto fermo nell’area sidicina, dove Zannini politicamente nel 2023 aveva cominciato a radicarsi con forza. E a raccontare di come parte dell’amministrazione locale fosse ormai sua sostenitrice è stato proprio il consigliere regionale nel corso di una chiacchierata (intercettata) con un amministratore di Mondragone. Era il 29 agosto 2023: “Ieri sera sono stato a cena con tutta l’amministrazione di Teano. Il sindaco si consegna e dice: io voglio stare con te, siamo tutti con te. Mi hanno offerto la cena a Teano”.
Logicamente Zannini e gli altri inquisiti sono da considerare innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile. Non è da escludere che il prosieguo dell’attività investigativa potrebbe far emergere la loro estraneità rispetto ai fatti che vengono contestati dall’accusa.
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