ROMA (LaPresse) – Cassazione decisa contro due minori che avevano picchiato un compagno di classe: è stalking. Hanno tediato, deriso e picchiato un compagno di classe per mesi e per questo sono stati condannati a pene confermate dalla Quinta sezione penale della Cassazione. Il ragazzo aveva riportato uno stato d’ansia tale da impedirgli di continuare la carriera scolastica. Dinanzi a fatti vessatori di tale portata, pure se attuati all’interno di una scuola, si incorre, secondo giudici, dunque in quegli ‘atti persecutori’. Che sono stati introdotti con il decreto legge 23 febbraio 2009. Con tutte le aggravanti sanzionatorie e penali che ne conseguono. Per questi motivi, sono stati respinti anche i ricorsi prodotti dai due minori autori dello stalking.
Dopo la sentenza di Cassazione arriva il commento della Cisal
“Il fenomeno del bullismo sta crescendo in modo esponenziale e diventa sempre più necessario correre ai ripari”. Questo il commento di Marcello Pacifico (Anief-Cisal). “Non è possibile essere comprensivi, servono dei provvedimenti esemplari, che possano fare da monito – aggiunge -. Non è davvero ammissibile ciò che è successo. Noi, come sindacato, siamo per la tolleranza zero su certi comportamenti, soprattutto perché non si tratta di episodi, ma di aggressioni mirate, predeterminate e perduranti. Qualsiasi oggetto abbia, sia essa rivolta a un docente o a uno studente, dopo un esame scrupoloso del caso e avere appurato le responsabilità, la violenza deve comportare l’espulsione immediata dello studente o degli studenti che si rendono artefici di tali azioni. Parallelamente, è ben che si avvii l’iter giudiziario in tutti quei casi in cui ve ne siano gli estremi. Noi siamo d’accordo con la Cassazione: si chiamino gli atti di violenza coi loro nomi, cioè reati; solo in questo modo chi si macchia di tali illeciti potrà rendersi conto della gravità della propria azione e ragionare sulla colpevolezza del suo comportamento”.