CASTEL DI SASSO – Decio Coletti e Castel di Sasso, due storie che si intrecciano indissolubilmente, ma che rischiano di perdersi, dimenticate dalle nuove generazioni impegnate nelle attività più moderne. Nel piccolo centro del Monte Maggiore il nome di Coletti torna spesso, ma in pochi conoscono le sua gesta. Davanti al Municipio sorge un monumento dedicato alla memoria del patriota, e tra la Strangolagalli e il borgo Vallata c’è una strada a lui intitolata. Per salvare la storia locale dall’oblio l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Antonio D’Avino, ha promosso un incontro nella piazza di Cisterna, che fino al secolo scorso era il centro politico del paese.
Proprio in questo piccolo borgo Coletti, patriota animato da un profondo istinto di libertà, nacque nel 1753 e, dopo una vita dedicata alla politica e all’impegno per l’indipendenza del Meridione, morì nel 1827. L’iniziativa è stata realizzata con il contributo della Pro loco La Castellana, l’Associazione Storica del Caiatino, il Comitato di Caserta dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano e l’associazione culturale ‘Alessandro Poerio’. Nell’ambito dell’incontro è stato presentato il libro “Le elezioni per il parlamento nazionale del 1820 in Terra di lavoro e Decio Coletti”, alla presenza dell’autore Nicola Santacroce. Sono intervenuti il presidente del consiglio comunale Davide Petruccione, la presidente dell’associazione culturale ‘Alessandro Poerio’ Anna Poerio Riverso, e il medico Giovanni Simeone e il presidente del comitato dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Nicola Terracciano.
Profondo e affettuoso il messaggio di Terracciano dopo l’incontro. “Sono onorato nel profondo – ha spiegato – di sentirmi ‘sassese’, della patria di Decio Coletti, dei suoi 21 caduti della Quarta Guerra Risorgimentale di Indipendenza del 1915-1918, dei tanti cittadini e delle tante cittadine che hanno onorato ed onorano questo singolare e suggestivo angolo della nostra cara Terra di Lavoro, del nostro caro mondo napoletano-meridionale, della nostra cara Italia una, indivisibile e libera, della nostra cara Europa. Non sono sentimenti che si distinguono o si oppongono, ma che sanno convivere in feconda emozione interiore e che divengono lievito di azioni personali e civili veramente fecondi”.